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Simone Uggetti dopo la lettura della sentenza di assoluzione

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L’ex sindaco di Lodi Uggetti è stato totalmente scagionato, assolto per non aver commesso il fatto benché sia stato sbattuto in galera e messo alla gogna dai giornali manettari capeggiati ovviamente dal Fatto che lui chiama il Misfatto.

E adesso ci troviamo di fronte ad un nuovo fenomeno che ancora non conoscevamo ma cui forse dovremmo abituarci: le pubbliche scuse politiche a mezzo stampa. Di chi? Del ministro degli Esteri Luigi Di Maio il quale bontà sua e con nobile evoluzione, auspica che finisca l’epoca del giustizialismo forcaiolo e persino che ci si possa affacciare fuori della caverna sulla soglia della civiltà.

Si tratta come ognuno può vedere di una volgarissima truffa di cui io stesso ieri mi sono premurato di avvertire lo stesso bravo sindaco Uggetti, che è un uomo turbato, stupito, tradito dal suo partito che è il partito democratico, un uomo che si sente in attesa, in stand by, perché gode la libertà di poter scegliere, così ha detto, dopo essere stato trattato come una pezza da piedi non soltanto dalla maledizione cosmica delle 5 Stelle sull’Italia, ma anche dall’astuzia miope e opportunista del suo stesso partito.

Infatti, è ovvio ed evidente che la mossa di Di Maio che chiede perdono all’uomo che lui e i suoi hanno linciato sia puramente tattica, sotto la forma di un gesto paraculo con cui rimediare alle molte ferite che ancora accompagnano il rapporto fra grillini e piddini.

La controprova, semmai ce ne fosse bisogno, di tale ipocrisia sta nel fatto che nello stesso momento si può dire in cui Uggetti veniva riconosciuto innocente, libero, restituito all’onore e alla dignità, un altro sindaco si trovava in condizioni identiche, senza ricevere neanche un like via whatsapp: il sindaco Vignali di Parma, di Forza Italia, il quale fu accusato con una azione giudiziaria psicologicamente e umanamente violentissima che dette luogo a una catastrofe del centrodestra in cui si inserì la vittoria dei 5 Stelle con Pizzarotti.

Il quale, essendo a sua volta un uomo per bene indipendente, ben presto mandò a quel paese i 5 Stelle con Beppe Grillo, ottenendo in cambio aperture di procedimenti giudiziari.

Da queste vicende è evidente la sciagura che il manettarismo penta stellato e della loro compagnia abbia ha scatenato sull’Italia. Ed è anche giusto ricordare, come ha detto lo stesso sindaco di Lodi con cui ho parlato ieri durante una diretta televisiva, che anche Matteo Salvini quando venne a Lodi mentre lui era ingiustamente sotto accusa e imbavagliato senza potersi difendere, lo derise alzando le due braccia con i polsi incrociati a far intendere le manette, questo simbolo infame di cui si decorano i populisti di ogni razza e che da sole bastano a identificare i nemici della Repubblica e della Costituzione, camuffati da difensori della giustizia dell’onestà con un abuso edilizio sulla credulità popolare.

Bisogna per questo ricordare che la maggior parte dei loro esponenti insediati nei municipi sono incorsi immediatamente nelle stesse disavventure di tutti gli altri, probabilmente essendo anche innocenti, ma senza poter dimostrare la loro arianità del bene.

Se a questo aggiungiamo che contemporaneamente si è aperto un caso Palamara due, con la scoperta cioè di una ulteriore intercettazione attraverso il Trojan prolungata per tre mesi ulteriori dopo la chiusura delle indagini della Procura e la restituzione del cellulare, ecco che abbiamo un quadro ancora più completo della disfatta della giustizia italiana su cui troneggia per il momento la straordinaria lettera che la Corte di Strasburgo ha inviato al capo del governo italiano Mario Draghi e non al Consiglio superiore della magistratura in cui la Corte europea chiede perentoriamente al governo di dire se per caso il cittadino Berlusconi Silvio è stato davvero processato in maniera equa, secondo leggi già esistenti al momento della pretesa violazione come la legge Severino, e come funzionava questa cosa del giudice Esposito che non fu sottoposto a procedimento disciplinare affinché, come spiegò Palamara, non si depotenziasse la velenosità della condanna all’ex presidente del consiglio di Forza Italia.

La questione giustizia scoppietta di bubboni che vengono a maturazione, avendo noi come unica consolazione il fatto che l’Europa ci ha ordinato manu militari e contando sull’appoggio totale Di Mario Draghi che ormai è il leader dell’Europa e incidentalmente presidente del consiglio italiano, affinché il sistema giudiziario italiano sia buttato nel la discarica e sostituito da uno nuovo più simile a quello delle tradizioni europee che non ha una jihad italica.

Si può contare sul fatto che la riforma del genere la raggiunga qualche buon risultato, perché se così non fosse l’Europa non ci darebbe i miliardi del Recovery ed ecco il motivo per cui finalmente il Parlamento si muove visto che al governo c’è un uomo certamente voluto dall’Europa, appoggiato dall’Europa, ieri anche vezzeggiato da Angela Merkel che in una conferenza internazionale non faceva che parlare “del suo Mario” e di quanto è bravo Mario e come lei abbia fiducia in lui.

Citiamo questo curioso episodio soltanto per consolidare la nostra opinione che la giustizia italiana viene riformata in Europa; e ricordo anche che a stretto giro di dichiarazioni il nostro Presidente del Consiglio ha risposto alla Cancelliera tedesca che lui, Draghi, quanto a femminismo non lo batte nessuno perché ha appena nominato una donna a capo dei servizi segreti e che questo ancora non si era mai visto nell’Europa continentale.


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