Serena Cosentino e il suo fidanzato iraniano Mohammadreza Shahisavandi
2 minuti per la letturaLa ferale notizia a Diamante è arrivata all’ora dell’aperitivo serale di una domenica che finalmente si apriva alla normalità dei riti di chi vive in un luogo ameno e che per troppo tempo la bellezza del mare della perla del Tirreno è stato costretto a guardarla da casa.
La Parca assassina che ha reciso il cavo della teleferica panoramica di Stresa e delle Isole Borromee ha stroncato 14 vittime. Il caso ha ucciso sparando nel mucchio. Bambini e famiglie. L’incuria dell’uomo avrà avuto un ruolo? Ci vorrà del tempo per saperlo.
Nella tragedia sono finiti anche Serena Cosentino, appunto di Diamante, e il suo fidanzato iraniano, Mohammadreza Shahisavandi (LEGGI).
Una storia tragica e struggente del nostro tempo. Serena dopo gli studi nel suo bel paese, va a studiare a Roma. Vince un concorso al Cnr destinazione Verbania, nell’efficiente Nord.
Prende servizio a marzo. La colpisce il Covid. Sconfigge il morbo. Alla riapertura la gita mortale con il ragazzo. Sa essere infame il destino.
Cervello in fuga Serena. Capitale umano meridionale che cerca di affermarsi al Nord. Con Mohammadreza forma una coppia della globalizzazione. Lui, dall’Iran all’Italia per prendere in mano il proprio destino. Come Serena che era partita dalla sua Diamante.
La ragazza della riviera dei Cedri aveva la stessa espressione delle sue coetanee iraniane, quelle che a Tehran incontri nei locali con un foulard elegante in testa e il trucco elegante abbinato al vestito. Non sono sottomesse ma libere ed emancipate.
Un persiano e una calabrese figli del nuovo mondo.
Serena che nella sua bacheca difende i diritti contro chi semina odio. Inneggia alle mescolanze etniche, ricorda Martin Luther King, non sopporta la violenza alle donne, cita il blasfemo De Andrè per il caso Floyd.
Ad un post razzista scritto per il successo di Mahmood al Festival di Sanremo risponde con un distico affilato: “E così stamattina ho scoperto che se e quando avrò dei figli miei naturali, con il mio ragazzo, nel mio Paese, saranno considerati stranieri.”
Che peccato non averli avuti i figli multietnici di Serena e Mohammadreza. Che strazio aver perso questi giovani del nostro tempo.
Gli dei sono stati invidiosi della loro felicità. Vi sia lieve la vostra terra contaminata tra quella dei cedri calabresi e degli olmi iraniani.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA