10 minuti per la lettura
CASTRONUOVO SANT’ANDREA – Grazie al legame d’amicizia tra il critico d’arte, nonché responsabile del Musma di Matera Giuseppe Appella e la famiglia D’Amico, nonché di due dei tre figli di Luigi Pirandello – Stefano e Fausto – da oggi la biblioteca comunale “Alessandro Appella” si arricchirà di circa 1.500 volumi appartenuti a Luigi Pirandello.
Alle 18 nella sale del Mig (Museo internazionale della grafica), che ospita la biblioteca intitolata ad “Alessandro Appella”, padre del critico Giuseppe si terrà la cerimonia di consegna dei volumi che Pirandello lascio in eredità alla nipote Ghise e che poi sono passati a Sandro D’Amico e Maria Luisa Aguirre D’Amico.Intrecci familiari con i Cecchi, con i Giolitti e con un ramo dei Pirandello, hanno fornito i D’Amico, nel corso degli anni, il blasone e l’immagine di una delle più potenti dinastie culturali romane.
In un’intervista per il “Corriere della Sera” del 1995, Sandro D’Amico ricorda “a casa nostra trionfavano i libri. Che erano considerati un bene così prezioso che mio padre mi raccomandava, se ne prendevo uno, di non portarmelo nemmeno in camera mia, perché per il suo mestiere, diceva, un libro poteva servirgli da un momento all’ altro e lui doveva essere sicuro di poterlo trovare”.
Ed è proprio agli interessi, alle amicizie e all’attività di critico teatrale di Silvio D’Amico (Roma 1887 – Roma 1955), padre di Sandro e fondatore dell’Accademia nazionale di arte drammatica di Roma, a lui intitolata, che si deve la raccolta più cospicua della biblioteca di famiglia oggi a Castronuovo, ricca di volumi sul teatro e dei testi letterari più ricercati dell’epoca, opere di scrittori di rilievo, frequentatori abituali di casa D’Amico.Una passione, quella per il mondo del palcoscenico, condivisa anche dal figlio Sandro D’Amico storico del teatro e docente di Storia del teatro presso l’Università di Lecce e l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma.
Un interesse che gli derivava, forse, proprio dall’infanzia: possiamo immaginarlo, bambino, attento a cogliere i discorsi del padre Silvio e dei fratelli, Fedele e Marcello, maggiori, rispettivamente, di 13 e 11 anni. Dopo essere stato redattore capo dell’Enciclopedia dello Spettacolo e aver collaborato con il nascente Festival dei Due Mondi di Spoleto, iniziò, nel 1961, il suo rapporto con il Terzo Programma radiofonico della Rai, dove si occupò dei programmi dedicati al teatro. Ma l’attività di Sandro non si esaurì nell’ambito della Rai: nel 1969 fondò, insieme a Ivo Chiesa e Luigi Squarzina, il Museo Biblioteca dell’Attore del Teatro di Genova (Mba), istituzione unica nel suo genere in Italia, che ha come obbiettivo quello di raccogliere e studiare tutta la documentazione inerente l’attività dei grandi attori italiani fra otto e novecento (Salvini, Modena, Ristori, etc). L’attività del Museo lo portò a curare un gran numero di mostre e pubblicazioni relative al teatro italiano di quel periodo.
Tra i lavori più entusiasmanti è da annoverare sicuramente quello su Luigi Pirandello, dal quale emerge la storia inedita di un Pirandello da sempre affascinato dal teatro. Un interesse che nasce a partire dalle villeggiature dei D’Amico a Castiglioncello, dove spesso s’incrociavano Pirandello e Marta Abba, e matura pienamente dopo il matrimonio con Maria Luisa Aguirre, figlia di Lietta, secondogenita di Luigi Pirandello. Dei figli di Pirandello, Stefano e Fausto, il pittore, Lietta era quella più vicina al padre ma, allo stesso tempo, la più lontana, per via del suo matrimonio con il diplomatico cileno Aguirre che la condusse al di là dell’Oceano.
Ai continui spostamenti tra il Cile, patria del padre, e l’ Italia, all’ amore della madre Lietta per suo padre Pirandello, alla pazzia della nonna Antonietta, chiusa in manicomio dal 1919, Maria Luisa Aguirre D’ Amico ha ispirato molti dei suoi libri come Paesi Lontani, Il dinghy dentro il porto (1985), Come si può (1986), La baia di Moudros (1991), L’altalena (1994, finalista al Premio Strega, Premio Cortese Siciliano), L’ombra del padre (1997). Ma è con Vivere con Pirandello (1989) e L’Album Pirandello (1992), per i Meridiani Mondadori, che Maria Luisa ha fornito il contributo più prezioso per la comprensione di Pirandello.
Guidata dal desiderio di far luce sulla propria storia familiare, e patendo dai diari di sua madre, ha messo in luce, in questi testi, drammi personali e drammatici rapporti familiari prima ignoti o sottovalutati.
Notevoli anche i suoi contributi nel campo del teatro: ha svolto un’intensa attività di traduttrice, portando a conoscenza del pubblico italiano scrittori sudamericani moderni come Alfonso Sastre, Miguel Unamuno, Antonio BueroValleio e soprattutto Ramon de Valle-Inclàn, promuovendone l’opera, sino ad allora quasi sconosciuta, ed occasionandone anche la messa in scena da parte di importanti teatri stabili italiani.
Una donazione, quella degli eredi Pirandello – D’Amico, che con i suoi 1500 volumi va ad arricchire notevolmente il patrimonio della Biblioteca comunale “Alessandro Appella”, già prestigioso per i preziosi lasciti da parte di Giovanni Battista Ferri, di Guido Strazza, del Gruppo Longanesi, delle Edizioni della Cometa, degli Eredi Scheiwiller e, prossimamente, della famiglia Lonigro. Per l’occasione, una mostra di immagini e documenti , Vivere con Pirandello, racconterà la storia di Luigi Pirandello e della sua famiglia.
Seguirà, il prossimo anno, in occasione di una nuova donazione comprendente i libri di Masolino, Fabrizio e Matteo D’Amico, Vivere con Silvio D’Amico. La mostra rimarrà aperta fino al prossimo 29 settembre.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA