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POTENZA – «Mai avuto un ruolo attivo nell’amministrazione di Potenza, né “rapporti” con la ditta Leonardo Mecca, o con l’ufficio provveditorato della Regione».Ha deciso di replicare così dopo le notizie pubblicate dal Quotidiano Rocco Fiore, consigliere comunale Pd del capoluogo, nonché ingegnere capo dell’Ufficio tecnico del Comune di Avigliano.
Fiore è finito assieme ad altre tre persone nell’ultima inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Potenza su mazzette e appalti truccati. Si tratta dell’assessore alle attività produttive del capoluogo Luciano De Rosa, il funzionario dell’ufficio Provveditorato e patrimonio della Presidenza della giunta regionale Dionigi Pastore, e l’imprenditore potentino Leonardo Mecca. Per tutti – benché a vario titolo – le accuse sono di corruzione e turbativa d’asta.
Ma i sospetti degli investigatori coordinati dal pm Francesco Basentini ruoterebbero in particolare attorno agli affari di Mecca, che a settembre dell’anno scorso è riuscito ad aggiudicarsi anche un grosso appalto della Regione, gestito proprio da Pastore, smentendo tutti i pronostici degli addetti ai lavori.
Oggetto: l’esercizio e la manutenzione «degli impianti termici, di condizionamento, di termoventilazione, idrico-sanitari, antincendio» dei palazzi di via Verrastro. Quasi 2milioni e 300mila euro per massimo 5 anni di base d’asta, contro il milione e 90mila per soli tre anni dell’offerta della ditta Leonardo Mecca, a cui poi è stata aggiudicata la gara. A scapito di quella dei grandi favoriti del gruppo De Vivo, che quegli impianti in parte li avevano pure realizzati e da 20 si occupavano della loro manutenzione.
Di più ci sono commesse e interessi sparsi tra il capoluogo e dintorni, così la strada del’imprenditore potrebbe aver incrociato quella del consigliere comunale potentino – capo dell’Ufficio tecnico del Comune di Avigliano, che un’estate fa assegnava i lavori per la riqualificazione del campo sportivo di Lagopesole. In soldoni, appena 280mila euro di base d’asta. In polemiche, poco meno del Ponte sullo Stretto di Messina, stando al livello delle contestazioni raggiunto in paese.
«A seguito degli articoli pubblicati sul “Quotidiano” il giorno 14 e il giorno 15 agosto, in qualità di difensore dell’ingegnere Rocco Fiore, si rendono necessarie e doverose alcune precisazioni in merito alla posizione del mio assistito». Così scrive l’avvocato Luca Lorenzo.
«L’ingegnere Fiore, che riveste anche la carica di consigliere comunale presso il Comune di Potenza, reso edotto, nel mese di aprile 2013, dell’esistenza di indagini da parte della Procura di Potenza, non è mai venuto a conoscenza dell’oggetto delle indagini stesse in quanto, ad oggi, destinatario del solo avviso di proroga indagini preliminari e mai, allo stato, di un formale avviso di garanzia». Dunque il primo avviso di proroga delle indagini risalirebbe ad aprile, perciò i fatti al centro dei sospetti degli investigatori risalirebbero ad almeno sei mesi prima, vista la cadenza semestrale con cui vengono notificati. Ma quando di preciso resta ancora difficile da stabilire.
«Infatti – spiega ancora l’avvocato Lorenzo – è solo con l’informazione di garanzia (ex art 369 del codice di procedura penale, ndr) che viene formulata l’enunciazione specifica del fatto oggetto della contestazione, nonché la data in cui sarebbe avvenuta la presunta condotta attribuita alla persona sottoposta alle indagini». Pertanto, «non essendoci ad oggi nessuna contestazione specifica attribuita all’ingegnere Fiore» il legale aggiunge che «appare inconsueto ed inusuale apprendere a mezzo stampa di tali fantasiose ricostruzioni riguardanti fatti ancora coperti, almeno per i diretti interessati, da segreto istruttorio».
Ad ogni modo tiene a precisare «che l’ingegnere Fiore, anche nella sua veste di consigliere comunale di Potenza, nulla ha a che vedere con l’attività amministrativa dell’Ente, e men che meno con gli appalti del comune di Potenza, né ha mai avuto alcun rapporto, né istituzionale né amministrativo, con l’ufficio Provveditorato e Patrimonio della Regione Basilicata, né tanto meno ha mai avuto rapporti con la Ditta Leonardo Mecca, più volte citato negli articoli del giornale».Tanto «nella certezza di aver chiarito la posizione dell’ingegner Fiore».
Auspicando, da un lato, «il cessare di riprovevoli gogne mediatiche fondate non giá su un fatto ma addirittura su un “non fatto”». E rinnovando, dall’altro, «la massima fiducia nell’operato della magistratura» con la consapevolezza dell’estraneità del suo assistito da «qualsiasivoglia corruttela e turbativa d’asta».
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