CATANZARO – Boom di domande per la partecipazione al corso di assistente familiare promosso dal Distretto Socio Sanitario di Catanzaro Lido. Sarà stata anche la prospettiva di un lavoro possibile, o il bisogno di aprirsi ad una nuova esperienza ed opportunità, il fatto certo è che sono state circa 400 persone a presentare domanda di partecipazione ad un corso per assistente familiare in programma al Distretto sociosanitario di Lido, e tra queste anche molti laureati: un segnale che testimonia, al di là di ogni ragionevole dubbio, il profondo disagio sociale ed economico vissuto da una grossa fetta di calabresi, prima fra tutte la cronica e difficoltà a trovare un’occupazione.
La figura dell’assistente familiare, finora maggiormente conosciuta come “badante”, è rappresentata dalla persona, quasi sempre di sesso femminile e molto spesso proveniente dall’estero, impegnata ad aiutare le famiglie alle prese con le esigenze quotidiane di persone con ridotta autonomia psicofisica. Il suo ruolo consiste nel facilitare o sostituirsi nelle attività di pulizia e igiene della persona e della casa, acquisto, preparazione e somministrazione pasti, sorveglianza e compagnia, spesa e commissioni.
«Abbiamo diffuso nelle scorse settimane un avviso pubblico – ha spiegato Franco Caccia, dirigente dell’Asp – per formare 50 persone da inserire nei piani di assistenza domiciliare rivolti a dipendenti pubblici. Con nostra sorpresa siamo stati travolti da domande che si sono caratterizzate per l’estrema eterogeneità dei territori di provenienza, alcune anche fuori provincia, per titolo di studio, tra i quali si segnalano decine di candidati in possesso di laurea e master, per età e sesso, con una forte rappresentanza di maschi».
Se il disagio sociale ed economico può essere per molti la motivazione prevalente, per il sociologo Caccia dell’Asp c’è anche una diversa considerazione di una figura professionale finora conosciuta con il termine di badante, svolta nella quasi totalità dei casi da donne straniere senza una particolare attenzione alle competenze possedute. «Quella dell’assistente familiare – ha aggiunto Caccia – è una professione sempre più richiesta in futuro e su cui molti, ragionevolmente ritengono d’investire. A nessuno sfugge, conclude Caccia, che le limitate risorse pubbliche nel settore delle politiche sociali e sanitarie e il diffuso bisogno di restare nel proprio domicilio anche in condizioni di non autosufficienza, costituiscono i veri alleati di un nuovo modo di organizzare i servizi per la non autosufficienza».