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ROMA – La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza, a circa 6 anni dalla conclusione della nota operazione ”Aemilia”, hanno inferto un altro duro colpo alla cosca che ha disarticolato il sodalizio ‘ndranghetistico operante in regione. Le inchieste giudiziarie avevano ben dimostrato la capacità della cosiddetta ” ‘ndrangheta emiliana”, oltre che di infiltrare l’economia nazionale ed estera, di operare un sistematico ricorso allo strumento dell’intestazione fittizia dei beni, provento dei reati, per eludere i provvedimenti in materia di sequestri.
E’ in questo contesto che si inquadra l’attività eseguita nei confronti di un 43enne cittadino italiano, Carmine Bramante, noto imprenditore edile, originario di Crotone, ma residente da tempo in Reggio Emilia.
A Bramante è stata notificata la misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dei beni, proposta dal Questore di Reggio Emilia e avallata dal Tribunale di Bologna, riferita a 9 immobili, ubicati in provincia di Reggio Emilia, terreni annessi, ditte operanti nel settore dell’edilizia, conti correnti e autovetture, per un valore che supera un milione di euro.
Le indagini patrimoniali della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza hanno dimostrato come il soggetto avesse fittiziamente intestato, a se stesso a ad altre persone compiacenti, beni riconducibili alla cosca, portando avanti, nell’interesse del sodalizio, anche attività imprenditoriali.
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