X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

MATERA – Ieri mattina hanno appeso finte foglie di fico e striscioni con scritto “Vergogna” per denunciare «Le schifezze  che si sono realizzate nel recente passato nella nostra città».  Gli attivisti di Legambiente hanno protestato così contro i lavori per una sala multifunzionale che verrà  realizzata nell’orto-giardino di Sant’Agostino nel quale avrebbe dovuto già essere allocato un parcheggio privato interrato.  In entrambi i casi, progetti  che n on tengono in alcun conto lo straordinario valore della struttura e che, invece, dimostrano come spiega Legambiente in una nota «La prepotenza accanto all’assenza di umiltà. 

La Soprintendenza per i  Beni arhcitettonici e ambientali, con i  suoi funzionari progettisti, pur di dimostrare una reale capacità di dominio sui beni e di assoluto distacco e supremazia verso i cittadini, caparbiamente insiste in un’opera dannosa, inutile, provocatoria per i Sassi, la città di Matera, tutti i suoi ospiti e visitatori e fino al cieco Unesco».  Ecco la ragione della contestazione messa in atto ieri mattina, lungo il perimetro di palizzate che delimita l’area dei lavori che l’associazione ambientalista spiega nella nota: «Foglie di fico, braghettoni e immensa vergogna a coprire pudicamente lo schifo  che questo arrogante cantiere sta imponendo alla città».  Per recuperare riferimenti storici, richiamano il caso del cardinale Carafa e di Michelangelo. 

Quest’ultimo, che  aveva dipinto il Giudizio Universale nel 1535, fu accusato dal prelato di immoralità e intollerabile oscenità poichè aveva ritratto figure nude, con i genitali in evidenza, all’interno della più importante chiesa della cristianità. La polemica fra i due diede vita ad una campagna di censura molto ampia, denominata “della foglia di fico”, il cui risultato fu, un mese dopo la morte di Michelangelo, l’operazione del suo  apprendista che aggiunse al dipinto panneggi e perizomi per rispettare la bolla del Concilio di Trento.  Nella nota di Legambiente, che da molti anni si batte affinchè i lavori non vengano svolti e il complesso di S. Agostino non venga deturpato, infatti, si cita la vicenda chiedendo, pur con qualche disagio: «Mal volentieri invochiamo un nuovo cardinal Carafa a Matera”.   Anche Città Plurale è intervenuta sul caso, scrivendo al Soprintendente ai Beni Architettonici, architetto Canestrini. 

L’associazione contesta il fatto che si tratti di «Progetto e operazione mai discussi pubblicamente, che spinsero  diverse associazioni a rendere pubblici tutti i vari passaggi che li avevano resi possibili e a protestare contro il reggente dell’epoca e i funzionari, peraltro ancora oggi in servizio». Città plurale chiede, dunque a Canestrini: «Perchè la sala polifunzionale viene realizzata in cemento?», specificando che si tratta di un materiale che non presenta coefficienti di traspirabilità e rapporti di dilatazione  con le strutture antiche. «Alla Soprintendenza  – chiedono inoltre – non risulta che riempiendo i Sassi di cemento si vengono a creare sovraccarichi insostenibili e si sconvolge il normale drenaggio idrico?».

a.ciervo@luedi.it

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE