Danni dei razzi su Israele
3 minuti per la letturaNon si ferma la pioggia di razzi dalla Striscia di Gaza su Israele, che a sua volta continua a bombardare l’enclave palestinese, mentre all’orizzonte si staglia una possibile operazione di terra. Le forze armate (Idf) stanno ammassando truppe lungo il confine, mentre preparano i piani di un’offensiva da sottoporre ai vertici militari prima che finisca sul tavolo del governo.
Il ministro della Difesa, Benny Gantz, ha autorizzato a richiamare fino a 9 mila riservisti mentre sono state cancellate le licenze per tutte le unita’ combattenti. «Stiamo riunendo forze sul confine di Gaza, preparandole. Stiamo studiando il campo e le useremo quando decideremo di farlo. L’iniziativa è nostra e il tempo è dalla nostra parte», ha affermato il portavoce Hidai Zilberman.
Da lunedì pomeriggio sono circa 1.750 i razzi lanciati da Gaza contro il territorio israeliano, più di 630 sono stati intercettati dal sistema anti-missilistico Iron Dome. Lo Stato ebraico ha risposto con oltre 750 raid aerei, che hanno provocato finora 87 morti, di cui 18 minorenni, e 530 feriti, secondo il governo della Striscia; in Israele 7 persone sono morte a causa dei razzi, tra cui un bimbo di sei anni e un soldato 21enne.
Nelle ultime 12 ore, sono stati 160 i razzi sparati contro il centro e il sud di Israele, facendo risuonare le sirene per tutto il giorno. Nel mirino, Tel Aviv, così come Beersheba, Sderot, Ashkelon e la regione di Shaar Hanegev. Hamas ha rivendicato anche il lancio di un nuovo razzo che è caduto vicino Eilat, nell’estremo sud dello Stato ebraico, dopo aver sorvolato per 250 km il territorio israeliano. L’obiettivo era l’aeroporto della città affacciata sul Mar Rosso, il secondo nel Paese, dove sono stati dirottati i voli dello scalo di Tel Aviv.
E’ il missile con il raggio più lungo mai lanciato finora dal gruppo al potere nella Striscia di Gaza. Per il Movimento di resistenza islamica, l’Ayyash 250 – così battezzato in onore di Yahya Ayyash, comandante delle Brigate Ezzedin al-Qassam ucciso da Israele nel 1996 – può colpire qualsiasi punto del Paese. Il numero di razzi sparati finora e la loro portata hanno generato stupore in alcuni esponenti della Difesa, a quanto riporta la stampa.
Continua intanto la “caccia all’uomo” contro i vertici di Hamas e Jihad islamica: l’esercito israeliano ha annunciato di aver bombardato uno dei centri d’intelligence di Hamas, dove erano presenti «decine di operativi terroristi», senza precisare quanti ne sono rimasti uccisi. Colpiti anche quattro appartamenti di comandanti nella Striscia, ritenuti basi di lancio per alcuni dei recenti attacchi con razzi diretti verso Israele; tra questi, l’abitazione del vice comandante del reggimento Jabalia di Hamas nel Nord della Striscia.
Ma non è l’unico fronte aperto per Israele: nuovi episodi di violenza sono stati registrati a Lod e nella zona sud di Tel Aviv, dopo che per la terza notte consecutiva si sono registrate violenze tra arabi ed ebrei in diverse città, comprese quelle finora considerate esempio di convivenza. Un soldato 19enne è in condizioni gravi, con una frattura alla testa e un’emorragia cerebrale, dopo essere stato aggredito; un altro uomo è stato ferito da colpi d’arma da fuoco. Una troupe del’emittente tv pubblica Kan è stata presa di mira da diversi manifestanti di estrema destra ebrei, e il reporter Joav Zehavi è stato portato in ospedale, dopo essere stato picchiato.
Gantz stamane ha ordinato di richiamare dieci compagnie della polizia di confine come rinforzo per aiutare gli agenti a sedare i tumulti, insistendo tuttavia che non verranno coinvolte le forze armate per mantenere l’ordine pubblico. Una linea opposta a quella promossa dal premier Benjamin Netanyahu che, visitando Lod, ha ventilato l’ipotesi di inviare militari in città e ha minacciato di applicare misure più dure per soffocare le violenze, tra cui la detenzione amministrativa; questa permette alle autorità di incarcerare persone a tempo indefinito senza incriminazione formale. Di parere contrario il capo della polizia, Kobi Shabtai, convinto che le forze dell’ordine possano “gestire” la situazione.
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