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Complici le festività pasquali ne ho approfittato per disintossicarmi dalla Salerno-Reggio Calabria, concedendomi infinite e spesso soporifere tre corsie, lontano dalla Calabria.
Ad Assisi ho trovato questo graffito, che vedete in foto, vergato da una mano anonima sulle tavole di un cantiere.

Non siamo ai Fioretti francescani nè alla Legenda Perusina, ma questa tag mi ha fatto riflettere.

Mi sono chiesto  quante volte, io e i miei colleghi sottoponiamo gli studenti al supplizio dell’analisi del testo poetico….quante volte li interroghiamo su figure retoriche, metrica, lessico e sintassi, senza chiedergli mai: “Cosa ne pensi di questa poesia? Quali emozioni, idee e sentimenti provi nel leggerla!?!?!”.
In effetti negli utlimi dieci anni, con la riforma dell’esame di maturità, che propone fra le tracce l’analisi del testo, è partita da parte degli insegnanti e degli autori di letteratura, una corsa a questo tipo di approccio testuale.
Si sono moltiplicati libri, schede ed approfondimenti ed il rischio è quello di fare il verso all’esimio prof. J.Evans Pricthard, quello citato nel film L’attimo fuggente, un cattedratico che voleva proiettare il valore di un testo sulle assi cartesiane!!
La poesia, la canzone, la pagina di romanzo, un testo in generale, dovrebbero invece essere liberati!  
I versi in particolare dovrebbero essere restituiti agli studenti  in maniera più diretta, casomai fantasiosa, penso ad esempio a quanto siano fortunati gli studenti del mio amico Peppe L. che spesso accompagna la lettura di versi con la sua chitarra.
E’ vero un testo vive in un contesto, aveva ragione Gadamer, ma se rimane fermo al passato e viene continuamente smontato e ricostruito come dei mattoncini Lego, rischia di essere relegato al nostalgico “c’era una volta”, e risultare così indigesto per i ragazzi di oggi.
 
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