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CROTONE – Aveva creato un falso profilo su Badoo, cliccatissimo sito di incontri, utilizzando l’identità della rivale in amore. Almeno questo è quello che sarebbe emerso dal processo deciso dal giudice Barbara Cerminara, che ha condannato un’insegnante crotonese a due mesi e 20 giorni di reclusione (pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziale). Aprire un falso profilo sui social network o utilizzare immagini altrui – le foto erano state prese dal profilo Facebook reale della donna che figurava come parte offesa nel procedimento – integra, infatti, il reato di sostituzione di persona.
I dati della donna, operaia, crotonese anche lei, a quanto pare sarebbero stati utilizzati indebitamente dagli utenti di Badoo con la quale l’imputata avrebbe concordato una serie di appuntamenti fingendosi l’altra persona.
Le due donne non si conoscono. Ma qualcosa, forse, le unisce. Frequentavano la stessa sala da ballo. Da quello che è emerso dal processo, l’imputata avrebbe tentato di screditare la “rivale” agli occhi del compagno. Ed era proprio il numero del telefono cellulare di quest’ultimo e l’indirizzo di casa della donna che forniva ai suoi interlocutori inviandoli da lei.
Per almeno tre mesi sarebbe andata avanti così (i fatti contestati risalgono a un periodo compreso tra marzo e maggio 2018). Quando i cuori solitari accalappiati falsamente mediante il profilo fittizio si presentavano sotto casa sua, lei affermava di non conoscere quegli uomini e minacciava di denunciarli, suscitando delusione e incredulità in chi, nel corso di varie conversazioni, era stato invitato ad un appuntamento che non sembrava nemmeno al buio, visto che l’identità e le foto erano, almeno apparentemente, reali. Apprezzamenti, scambi ed effusioni varie che animavano le chat si scontravano a quel punto con una realtà ben diversa da quella promessa.
La vittima si è pertanto rivolta alla polizia postale che ha compiuto accertamenti certosini, individuando la donna che avrebbe creato il falso profilo. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale è stato sentito pure il suo ex marito che ha negato di aver utilizzato il falso profilo. L’imputata, infatti, affermava di non essere stata lei a collegarsi al dispositivo finito sotto la lente degli investigatori. Il pm Aldo Marullo aveva chiesto una condanna a due mesi.
In altre parole, l’imputata avrebbe proiettato l’immagine della vittima in un circuito in cui veniva contattata ripetutamente da persone che avevano aspettative “erotiche”, per così dire, e che addirittura venivano invitati a raggiungerla presso la sua abitazione. Del resto, le foto erano vere, l’indirizzo reale. Ma il numero di telefono era quello del compagno della vittima, che finiva così con l’essere chiamato dai pretendenti della vittima. La finalità potrebbe essere stata pertanto quella di determinare una crisi nella coppia. Ma per conoscere il ragionamento seguito dal giudice Cerminara nell’arrivare alla condanna bisognerà attendere 90 giorni, tanti quanti ce ne vorranno per il deposito della sentenza. La denunciante era assistita dall’avvocato Fabio Mungari; l’imputata dall’avvocato Silvano Cavarretta.
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