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IL viadotto “Calciano 2” non deve più far paura.
Il ponte sulla Statale 407 Basentana, crollato durante l’alluvione del marzo 2011 mettendo a rischio i collegamenti viari tra le due province, oggi non desterebbe particolari preoccupazioni, nè sotto il profilo della sicurezza per gli automobilisti, su cui veglia un sistema di vigilanza continua in caso di calamità; nè sotto l’aspetto dell’infrastruttura, dove sono in corso lavori di consolidamento.
E’ il quadro emerso ieri mattina, durante un vertice convocato dal prefetto, Luigi Pizzi, per fare il punto sulla situazione in cui si trova quel tratto della superstrada, unica via di collegamento veloce tra i due capoluoghi di provincia.
L’input proviene anche dalle diverse denunce, presentate nei mesi scorsi dal geometra tricaricese, Nicola Bonelli, che evidenzia le tante situazioni di pericolo per il presente ed il futuro dell’infrastruttura strategica. Ma di recente, su ammissione dello stesso prefetto, si èinteressato al caso anche il vice ministro all’Interno Filippo Bubbico.
Intorno al tavolo della prefettura, c’era la Regione, l’Anas, ente gestore della strada, l’Autorità di Bacino ed i comandanti di Polstrada, Forestale e Vigili del fuoco.
In apertura, il prefetto ha evidenziato la massima attenzione dell’Ufficio del governo verso il caso del viadotto crollato, dando priorità alla salvaguardia della sicurezza stradale sulla tenuta dell’infrastruttura, che ovviamente compete ad altri organi istituzionali. Pizzi ha poi evidenziato che il primo reale allarme concreto sul caso, è stato lanciato dai consulenti tecnici della Procura di Matera, che ha indotto l’organo inquirente a togliere il segreto dagli atti, pur di tenere alta l’attenzione sul pericolo di ulteriori crolli. «Così è stato fatto -ha precisato Pizzi- ecco perchè oggi siamo qua. Nei mesi scorsi, mi sono occupato di garantire la sicurezza degli automobilisti, poi ho interessato la Regione affinchè si facesse un sopralluogo congiunto, che si è svolto, seppure io non abbia notizie più precise sull’esito».
Il dipartimento Infrastrutture della Regione, rappresentato dall’ingegner Cerverizzo, ha precisato che le opere di consolidamento e messa in sicurezza del viadotto, oltre alla ricostruzione, sono di competenza dell’Anas, «anche se la Regione -ha detto- svolge un ruolo di coordinamento, verifica e controllo. Da quel sopralluogo non è scaturito un verbale, proprio perchè la Regione non è competente sul caso; si è parlato della natura degli interventi da fare e dei relativi finanziamenti».
Il capo compartimento dell’Anas, l’ingegner Caporaso, ha subito evidenziato che le competenze dell’Anas si intrecciano con quelle di altri enti, soprattutto in tema di protezione passiva dell’opera. Il riferimento è all’Autorità di bacino, considerando che quella zona a valle del fiume Basento è una polveriera idrogeologica, tra situazioni franose e un fiume che cambia continuamente il suo corso, spostando il fronte dell’emergenza.
«La situazione è complessa -ha spiegato Caporaso- ma si può riassumere in tre capisaldi: Il Piano d’emergenza, che con due soglie di allerta, garantisce la massima vigilanza, fino alla chiusura della strada in caso di calamità che ne compromettano la sicurezza. Un Piano che vale anche per l’altro viadotto, il Calciano 1, oggi regolarmente percorribile. Poi c’è la protezione passiva, con le opere che l’Anas ha già implementato in direzione Potenza, mentre verso Metaponto saranno effettuate in un secondo momento, visto che oggi sono in corso lavori di consolidamento sulla carreggiata. Infine, c’è la protezione attiva, che consiste nella realizzazione di una briglia a valle del viadotto, per mitigare l’azione erosiva del fiume. Questo progetto, che stiamo realizzando in collaborazione con l’Autorità di bacino, richiede finanziamenti (circa 3,5 milioni), che sono in fase di reperimento. Sugli altri finanziamenti stiamo procedendo per step, concordando gli interventi tra necessità di manutenzione dell’esistente e lavori di ripristino. Poi c’è il capitolo dissesto idrogeologico, sul quale noi abbiamo fatto una proposta ad hoc sulle infrastrutture lucane, contenuta nel Decreto del Fare. la soluzione definitiva si troverà solo mitigando il rischio iddrogeologico su quell’area».
a.corrado@luedi.it
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