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COSENZA – Il Nucleo Speciale di Polizia valutaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa nell’ambito dell’operazione “Redde Rationem” nei confronti di quattro imprenditori cosentini amministratori di una società, la Sogefil, che riscuoteva i crediti per conto di numerosi enti locali. Secondo quanto emerso dalle indagini, utilizzavano il denaro raccolto per fare shopping anche su internet. Due imprenditori sono finiti in carcere e due ai domiciliari. Devono rispondere delle accuse di associazione per delinquere e peculato.
Gli imprenditori arrestati sono i fratelli Mario e Maria Grazia Lo Po, di 50 e 45 anni, presidenti del consiglio di amministrazione di Sogefil Riscossione spa, il primo dal 2009 al 2011 e la seconda dal 2011 ad oggi mentre le altre due persone coinvolte nell’inchiesta, la moglie di Mario Lo Po, Giovanna Trovato, di 36 anni, ex componente del cda, e il fratello della donna, Leonardo, di 33, attuale componente dell’organismo societario, sono state poste ai domiciliari. Contestualmente agli arresti sono in corso di esecuzione sequestri preventivi ai fini della confisca per equivalente di appartamenti, ville, box e terreni.Secondo quanto è emerso dalle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto di Cosenza Domenico Airoma e dal sostituto Donatella Donato, le somme provenienti dalla riscossione dei tributi, quantificate in 15 milioni di euro, una volta incassate, anzichè essere riversate agli enti a cui legittimamente spettavano, venivano arbitrariamente utilizzate dagli indagati. Parte di questo denaro introitato sarebbe stato speso anche per acquisti on-line su siti e-commerce e per ricaricare carte poste-pay in uso agli amministratori della società. Dall’analisi della contabilità e dei rapporti di conto corrente sono emersi pagamenti per diverse centinaia di migliaia di euro nei confronti degli stessi amministratori e delle imprese a loro collegate per non meglio specificate consulenze.
Molti i Comuni che, finiti in situazioni di dissesto a causa dei mancati introiti, avevano avviato azioni legali. Agli amministratori arrestati sono stati contestati anche il falso in bilancio, la formazione fittizia del capitale sociale e l’ostacolo all’esercizio delle funzioni delle Autorità pubbliche di vigilanza. L’indagine ha preso corpo da alcuni spunti investigativi emersi nell’inchiesta Eolo della Procura della Repubblica di Catanzaro su un giro di tangenti nell’ambito della realizzazione di un parco eolico a Isola Capo Rizzuto (Crotone).
Ma sulla “Sogefil riscossione spa” le indagini partono da lontano, lo scorso gennaio, infatti, la Guardia di Finanza aveva già fatto “visita” alla sede legale della società. I militari, su richiesta della procura di Cosenza, hanno acquisito diversi incartamenti relativi alla gestione della riscossione dei tributi Tarsu per conto di diversi comuni che lamentano il mancato versamento delle somme recuperate dalla società ora sotto inchiesta. Per quella perquisizione risultavano 4 indagati. Al centro dell’inchiesta i soldi di almeno 80 comuni calabresi, in maggior parte cosentini, che avevano affidato alla Sogefil la riscossione dei tributi. Da quello che è stato reso noto delle indagini, la gestione contabile della società appariva estremamente confusionaria con innumerevoli conti correnti formalmente intestati a determinati comuni ma su cui confluivano i soldi anche di altri enti. Ma la cosa più preoccupante sta nella ricostruzione del dovuto che è apparsa agli uomini della finanza poco chiara tanto da procedere a diverse acquisizioni documentali. Oggi gli arresti di quattro imprenditori.
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