Un frame del video che ha consentito la condanna
2 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – UNA vicenda che aveva fatto inorridire la popolazione per la violenza che l’aveva caratterizzata: una donna, anziana, indifesa colpita con calci e pugni da un giovane suo compaesano nel corso di un tentativo di rapina.
Una vicenda sulla quale oggi è stata scritta, giudiziariamente parlando, la parola fine con la condanna dell’imputato. Reggono, dunque, le accuse di rapina, lesioni e violazione di domicilio (contestazione, questa, assorbita nel primo capo d’imputazione) per il 23enne di Briatico che si è visto infliggere al termine del processo celebrato con rito abbreviato una pena di 4 anni e 9 mesi e 2.000 euro di multa.
Passa quindi la linea del pm Corrado Caputo e della parte civile, nelle persone degli avvocati Domenico Francica e Luigi Lascala – in rappresentanza della donna vittima dell’aggressione avvenuta il 23 agosto del 2020 nella frazione Paradisoni, nel comune di Briatico – mentre a nulla sono valse le argomentazioni illustrate in sede di giudizio dall’avvocato Carmine Pandullo, legale del giovane già noto alle forze dell’ordine incastrato non solo dalle testimonianze dell’anziana ma anche dalle riprese delle telecamere di sorveglianza.
La sera del barbaro episodio, Sicari – secondo le risultanze investigative dei carabinieri –, dopo aver scavalcato il muretto, si era introdotto nel giardino dell’anziana che stava prendendo un po’ di frescura e di soppiatto le si era avventato contro allo scopo di rapinarle quello che aveva addosso o in casa.
Pensava di racimolare una bella somma ma quando ha visto che il bottino sarebbe stato magro avrebbe iniziato a colpire con una violenza inaudita la donna.
Calci, pugni e finanche l’utilizzo, a mo’ di minaccia, di un oggetto contundente, sferrati a ripetizione in varie parti del corpo, volto compreso, prima di dileguarsi con due cellulari presi su un tavolo in veranda, disfacendosi dei vestiti lungo il brevissimo tragitto per casa (le abitazioni sono pressoché contigue).
Era stata la stessa vittima che, nonostante i traumi, aveva trovato la forza di far scattare l’allarme chiamando i carabinieri. Le indagini, coordinate dal pm Caputo e dal Procuratore capo Camillo Falvo (che aveva stigmatizzato una tale violenza), avevano portato nel giro di poco tempo ad individuare il presunto responsabile ma serviva del tempo per blindare l’attività e questo solo gli accertamenti tecnici e le verifiche di riscontro al racconto dell’anziana avrebbero potuto fornirli.
Ulteriore tassello a questa delicata indagine è stato offerto agli inquirenti anche dagli stessi congiunti di Sicari che, probabilmente esasperati da tale fatto, hanno collaborato. E così, il 28 settembre dello scorso anno l’arresto del giovane, e oggi, come detto, la sua condanna che rappresenta «una richiesta in linea con quello che è stato l’accoglimento del giudice in sentenza».
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