Carla Ruocco, presidente della Commissione banche
7 minuti per la letturaAccelerazione sui rimborsi ai truffati di Banca Popolare di Bari. Trasformazione dell’istituto, ora che fa capo al Ministero dell’Economia attraverso Invitalia-Mcc una piattaforma creditizia per lo sviluppo del mezzogiorno. Nuove regole sulla gestione delle sofferenze dopo la fine delle moratorie. Sono questi i principali temi affrontati in questa intervista al Quotidiano del Sud da Carla Ruocco, presidente della Commissione banche.
Alla Banca Popolare di Bari i risarcimenti ai risparmiatori truffati procedono a rilento. Che cosa risulta alla Commissione?
Abbiamo piena contezza della vicenda. Sono circa 70.000 gli azionisti della banca che hanno visto sostanzialmente azzerato il valore del loro capitale. Sono peraltro in corso diverse cause civili, costituzioni di parte civile nel giudizio penale, e vari tavoli di conciliazione. Risultano anche numerose decisioni favorevoli nei confronti dei clienti da parte dell’Arbitro per le Controversie Finanziarie (Acf) della Consob cui la Banca popolare di Bari – non essendo legalmente vincolanti per le parti – ha deciso di non adempiere. In sintesi, i risparmiatori non sono stati risarciti. Inaccettabile. Confido che la giustizia farà il suo corso.
Come pensate di intervenire?
La Commissione Banche ha già avviato un approfondimento sulla gestione del Fondo Indennizzo Risparmiatori (Fir), istituito nell’aprile del 2019 per l’indennizzo dei risparmiatori coinvolti nei crac bancari. Purtroppo finora ha restituito solamente 45 milioni su 1,5 miliardi stanziati. Appena il 3%. Credo che bisognerà intervenire urgentemente con norme che semplifichino gli indennizzi.
In concreto?
Ritengo necessario estendere l’operatività del fondo anche in favore degli investitori della Banca popolare di Bari. Occorre recuperare i ritardi. La prossima settimana abbiamo programmato una nuova audizione di un rappresentante del Ministero dell’Economia proprio per discutere del Fir.
I tempi però rischiano di allungarsi e i ritardi sono notevoli.
La Commissione sta svolgendo un’attività di moral suasion sia sulle Associazioni di categoria, sia sugli intermediari che non rispettano le decisioni degli Arbitri costituiti presso le Authority. In particolar modo l’Arbitro sulle Controversie Finanziarie (Acf). Ritengo che l’inerzia degli intermediari, impatti sia sulla tutela sostanziale del risparmio (art. 47 Costituzione), sia sul giudizio degli stessi investitori verso le Autorità di riferimento. Auspico che le varie Autorithy, nell’attività di vigilanza, valorizzino tali informazioni. Per i risparmiatori la tutela indiretta, ossia le sanzioni amministrative irrogate agli intermediari, sebbene essenziali, hanno minor valore rispetto ai risarcimenti. Di questo sia la Banca d’Italia sia la Consob hanno piena consapevolezza.
Nel frattempo che cosa farete per aiutare i risparmiatori truffati?
Considerati i ritardi del sistema giudiziario occorre a mio avviso, potenziare al massimo gli organismi preposti sia in termini di dotazione personale, sia in termini di competenze. Comunque sono in fase di definizione specifiche proposte legislative che mirano a rafforzare l’operatività delle strutture di conciliazione. Soprattutto l’esecutività dei loro giudizi nel caso di decisioni favorevoli degli Arbitri nei confronti dei clienti. Infine, voglio sottolineare che la bassa educazione finanziaria dei risparmiatori non deve essere la giustificazione per condotte irregolari! Molto bene le iniziative in materia, ma gli intermediari devono operare nel pieno interesse degli investitori.
Avete in progetto l’audizione dei vertici del gruppo Mediocredito soprattutto alla luce del fatto che, dopo l’acquisizione di Banca Popolare di Bari, si propone come motore dello sviluppo del sud?
Vogliamo partire dall’azionista di riferimento. Per questo nella seconda settimana di maggio abbiamo programmato un’altra audizione del ministero dell’Economia proprio in merito al sistema bancario del Mezzogiorno e al posizionamento strategico e territoriale della Banca Popolare di Bari, il cui capitale è detenuto dal gruppo Invitalia-Mcc facente capo al ministero.
Che cosa vi aspettate?
Purtroppo il Sud si caratterizza per una moltitudine di piccole realtà bancarie che difficilmente riescono ad accompagnare la crescita delle imprese. Identiche difficoltà si riscontrano nell’accesso al capitale di rischio e alla diversificazione delle fonti di finanziamento. Mancano intermediari specializzati che favoriscano, ad esempio, forme di raccolta di capitale complementari al finanziamento bancario (capital market union). Per tutte queste ragioni ritengo che la Banca Popolare di Bari possa assumere un ruolo strategico nel processo di aggregazione delle piccole realtà bancarie del Sud e rappresentare un importante strumento per intervenire su alcuni problemi del sistema finanziario del Mezzogiorno.
Martedì avete sentito Guido Bastianini, amministratore delegato di Mps. L’audizione e stata secretata, tuttavia una cosa si può chiedere: il processo di privatizzazione va avanti?
Ritengo che la Commissione debba proseguire l’attività di approfondimento su Mps. Per avere un quadro dei fatti abbiamo già programmato le audizioni del Mef, in quanto azionista di maggioranza, e di Giuseppe Bivona fondatore del fondo Bluebell che non ha risparmiato critiche alla gestione della banca.
Mps ha assorbito ingenti risorse pubbliche. Non avete sentite un obbligo di trasparenza nei confronti della collettività?
L’audizione è stata secretata, su richiesta dello stesso Bastianini. La Commissione non si è opposta per evidenti esigenze di tutela del mercato. Mps è quotata e la seduta si è svolta a Borsa aperta. Inoltre sono in corso processi decisionali interni in merito ai temi di indagine (aumento di capitale, eventuale fusione e azioni di responsabilità). Elementi che hanno richiesto un supplemento di cautela su informazioni al momento riservate.
La privatizzazione?
Entro il 31 dicembre, in base agli accordi presi in sede europea – che personalmente non condivido – dovrà avvenire l’uscita del Tesoro. Ritengo sbagliato che lo Stato metta i soldi della collettività e poi il suo ruolo si riduca a quello di chi “paga il conto” della necessaria ricapitalizzazione. Soprattutto se alla fine dovrà “svendere” – magari ad un euro – la società così “ripulita” ad un concorrente. L’uscita dello Stato da queste situazioni deve dipendere dal tempo necessario al processo di valorizzazione dell’investimento e da possibili sinergie con altre scelte di policy.
Quali sono le alternative alla privatizzazione?
A queste operazioni di “salvataggio” va data una valenza strategica diversa rispetto a quella regolamentare di mera ricostituzione del capitale richiesto. L’emergenza pandemica, l’applicazione della c.d. General Escape Clause (GEC) per l’anno 2020 e 2021, consentirebbero al governo di rivedere gli impegni presi 4 anni fa con la Ue.
L’ultima domanda. Con la fine delle moratorie si teme una ondata di insolvenze. La sua proposta sul nuovo trattamento degli Npl a che punto è?
Di fronte ad una emergenza straordinaria come quella che stiamo vivendo, è indispensabile andare oltre gli schemi e avere una capacità di visione che consenta di concentrare gli sforzi verso il rilancio economico. Il credito ha un ruolo cruciale per assicurare la necessaria liquidità alle imprese e non “abbandonarle” all’insolvenza. Solamente attraverso il ritorno in bonis potrà essere assicurata la redditività delle banche, la distribuzione dei dividendi e la tenuta del sistema finanziario e produttivo.
E allora?
Nel periodo Covid, si sono dimostrate positive le importanti misure poste in essere dal governo. In particolare, le indennità, i vari bonus, le moratorie, il divieto di licenziamento, i prestiti garantiti dallo Stato, ecc.). Si sono aggiunte le eccezionali risposte europee (in particolare, il Next Generation EU, Fondo SURE, il programma di acquisto di titoli di Stato da parte della Bce.
Ma adesso bisogna pensare alla ricostruzione.
Con particolare riferimento alle moratorie e ai prestiti garantiti dallo Stato, rivendico, con orgoglio, il ruolo svolto dalla Commissione nello stimolare il sistema bancario nella messa a regime di tali strumenti di sostegno. Ricordo che tuttora le moratorie attive riguardano prestiti del valore di circa 158 miliardi; superano quota 155 miliardi le richieste al Fondo di Garanzia per le Pmi per i nuovi finanziamenti bancari e i prestiti assistiti da “Garanzia Italia” raggiungono i 22,8 miliardi di euro.
Che proposte avete?
Per quanto riguarda le sofferenze bancarie, ricordo che nella legge di bilancio 2021 avevo presentato due emendamenti che avevano registrato parere negativo dal Ministero dell’Economia. Penso che a breve la Commissione li ripresenterà. Con la prima vogliamo favorire gli accordi transattivi tra debitori e banche per le sofferenze presenti presso la Centrale dei rischi della Banca d’Italia. La proposta introduce la nozione di proposta transattiva “ragionevole”. Con il secondo emendamento vogliamo con specifico riferimento ai crediti garantiti da ipoteca o leasing immobiliari classificati a sofferenza, incentivare – attraverso anche una fiscalità di scopo – l’utilizzo di fondi immobiliari riservati per favorire un affitto “puro” nei confronti dell’ex debitore, con canone di locazione agevolato per 10 anni, con prezzo di acquisto predeterminato e costante nel tempo. L’ex debitore, per il tramite del fondo, estingue il proprio debito nei confronti del creditore, ottiene una serie di tutele e la cancellazione dell’ipoteca in sede di atto pubblico di compravendita dell’immobile.
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