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Più che un disegno di legge costituzionale sembra un grande pasticcio all’italiana. Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato il ddl costituzionale che abolisce del tutto le province. Sparite dalla Costituzione a partire dall’articolo 144 che adesso suona così: «La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Regioni e dallo Stato». Dall’articolo e da tutti quelli relativi dove appare la parola “provincia” sparisce anche la “Città metropolitana”. Tutto questo in un solo foglio, tre punti secchissimi. Il primo punto dichiara l’abolizione degli enti, il secondo specifica i punti della Costituzione modificati e il terzo ricorda che ci sono sei mesi di fase transitoria.
Ma c’è altro: «Con la legge regionale – si legge – nei limiti dei criteri generali definiti con legge dello Stato, sentita la popolazione regionale, possono essere istituiti e disciplinati, senza oneri per lo Stato, enti locali per l’esercizio di funzioni di governo dell’area vasta e di coordinamento dei comuni». E ancora: «in sede di prima applicazione, entro sei mesi dalla data in entrata in vigore della legge statale le Regioni disciplinano con legge regionale gli enti locali». In caso la Regione dovesse arrivare in ritardo le province sarebbero comunque soppresse e le funzioni redistribuite.
Il punto in Basilicata, al netto di questo ddl costituzionale è uno soltanto. Sia Matera che Potenza sarebbero cancellate in un colpo solo, con funzioni eventualmente redistribuite nel caso la Regione non disciplinasse una propria legge per gestire tutte le funzioni fino ad oggi, e ancora per chissà quando, in mano agli enti provinciali. Da parte sua il Governo parla di garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali, ma parla anche della possibilità di “disciplinare” enti locali per l’esercizio di funzioni di governo senza oneri per lo Stato.
In soldoni significa che alle Regioni dovrebbe finire l’intera gestione dei nuovi enti locali, senza la possibilità di poter contare sul supporto del governo centrale. Detta così si abbatterebbero i costi per lo Stato a sfavore delle Regioni. Ma il “pasticcio” è un po’ ovunque: il presidente del Consiglio Letta, a termine della riunione dei ministri, ha specificato che l’abolizione degli enti provinciali fa parte del programma di governo.
È, insomma, un impegno imprescindibile. Il problema è che arriva ad un pugno di ore dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il decreto contenuto nel pacchetto “Salva Italia”, licenziato dal governo Monti, che in sostanza puntava alla soppressione di una parte degli enti provinciali. Adesso le cose sono più complicate, perché con un semplice colpo di penna vengono drasticamente aboliti tutti gli enti.
La soluzione di per sé potrebbe essere anche accettabile, se non fosse che il governo in questi tre poverissimi punti non ha messo in conto come una macchina così complessa come una Provincia possa da un momento all’altro essere smantellata con tutto quello che c’è dentro. Stiamo parlando di contenziosi, appalti e molto altro, che finiranno molto probabilmente nelle mani della Regione, l’unica a quel punto che dovrà disporre dell’intera gestione.
Da questo punto di vista non può che risultare un pasticcio troppo affrettato, ma intanto sia Piero Lacorazza che Franco Stella, rispettivamente presidente della provincia di Potenza e di Matera, esprimono le loro perplessità, facendo emergere l’enorme buco decisionale dietro questo ennesimo colpo di spugna.
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