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Il premier Mario Draghi

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C’E’ VOLUTA la mediazione di Draghi per uscire dall’empasse sul coprifuoco. Mentre il premier era impegnato a illustrare il Pnrr è stata individuata la formula per trovare la quadra. E già si paventava un fallimento quando il ministro Federico d’Incà dopo avere parlato con il premier, per due volte il governo è stato costretto a chiedere una sospensione della seduta quando ormai sul tavolo erano state depositate alcune mozioni di sfiducia,

Draghi era in Senato ed ha sistemato il testo che è stato condiviso da tutta la maggioranza. L’Aula della Camera ha respinto con 48 sì, 233 contrari e 8 astenuti l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia per abolire il coprifuoco. Fi e Lega non hanno votato. In precedenza l’aula della Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza con il via libera alle comunicazioni del presidente del Consiglio sul Recovery plan. L’assemblea si è espressa con 442 voti favorevoli e 19 contrari (51 gli astenuti, compresa Fratelli d’Italia). Ora il testo verrà inviato in settimana a Bruxelles. Un riconoscimento alle opposizioni quando si sono lamentate sui tempi ristretti (neppure 24 ore per leggere più di 350 pagine, l’esame del Pnrr). Poi una battuta su come spendere tanti denari (248 miliardi è la somma complessiva). “Senza queste riforme previste dal piano di ripresa e resilienza, dispero di spendere bene tutti questi soldi, già è difficilissimo”.

Mario Draghi si è concesso poche distrazioni in Senato e alla Camera che hanno approvato la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni relative al Recovery plan. Aveva l’aria stanca quando ha illustrato il progetto. E’ pure scivolato in alcuni lapsus, come quando a Montecitorio ha salutato gli “onorevoli deputati” in luogo dei senatori. Ed ha parlato della festa della Libertà e non della Liberazione quando ha citato la ricorrenza del 25 Aprile. Se non fosse stato per questo, il cronista non avrebbe notato che è stato pure interrotto da Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) ed in suo soccorso è arrivata la presidente Elisabetta Casellati. Ma su un fronte Draghi ha vinto con il suo piano: quando Fratelli d’Italia ha deciso di astenersi al voto, è apparso subito come la premessa per evitare di infliggere una bocciatura completa che avrebbe alterato i già difficili equilibri.

Malgrado ciò, Giorgia Meloni non si è trattenuta ad usare aggettivi altisonanti per spiegare che lei non avrebbe mai votato a favore. “Il Parlamento – ha detto – è stato ignorato e deriso”. Poi a voce alta ha chiesto dove fosse Matteo Renzi: “E’ in Arabia?”. Matteo, invece, più tardi si è mostrato in aula. Draghi prima ha concluso l’esposizione alla Camera poi si è recato in Senato per la replica. Ha subito precisato che “la scadenza del 30 aprile non è mediatica, se si arriva prima si avranno i fondi prima”. Ed ha spiegato del profondo rispetto “che il governo ed io abbiamo per il Parlamento. Il piano – ha aggiunto – permette investimenti che sarebbero stati impossibili e impensabile fino a pochi giorni fa”.

Entrando nel dettaglio, ha voluto riassumere con poche parole il tema della giornata per i giovani: dobbiamo garantire loro welfare, casa e occupazione sicura. Tutto il piano è un investimento sul futuro e sulle nuove generazioni. La casa va unita agli incentivi fiscali per i mutui. Viene garantito, inoltre, il diritto allo studio, quasi un miliardo per gli alloggi studenteschi, mezzo miliardo per borse di studio Per il Sud “il piano esplicita che le risorse corrispondono al 40% a fronte del 34% della popolazione, 82 miliardi sono una cifra più alta del Pil”. Sono misure, ha affermato, che si inseriscono in una visione complessiva per far ripartire e accelerare una crescita del Sud ferma ormai da mezzo secolo.

Sul Superbonus ha detto che sono previsti oltre 18 miliardi, le stesse somme che aveva preventivato il governo Conte. “Per il futuro, il governo si impegna a inserire nel disegno di legge di bilancio per il 2022 una proroga sull’Ecobonus per il 2023. Con un decreto a maggio il governo interverrà per importanti semplificazioni e superare le complesse procedure. La banda larga è un altro dei progetti del Pnrr: ci sono 6,31 miliardi per le reti ultraveloci. L’obiettivo è portare entro il 2026 reti e banda ultra larga ovunque, senza distinzioni territoriali.

Per il Made in Italy uno degli obiettivi della missione Uno è favorire l’internazionalizzazione delle imprese. Gli investimenti su ricerca e sviluppo punteranno a un Made in Italy improntato sempre più alla capacità innovativa. La riforma fiscale è tra le azioni chiave per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese. Ma per riformare il sistema fiscale occorre un’ampia condivisione politica. Il governo si è impegnato a presentare una legge delega entro il 31 luglio 2021. Il Parlamento sarà pienamente coinvolto e svolgerà un ruolo di primo piano. Un piano per le politiche sportive, previsto un miliardo di investimenti, per lo stretto legame fra attività sportiva, benessere. Delle infrastrutture beneficerà l’intera comunità territoriale. A Turismo e cultura sono destinati 8 miliardi: puntano a valorizzare siti storici e culturali, volti a migliorare la sicurezza, l’attrattività. Altri investimenti sono nel digitale.


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