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Il presidente del Consiglio Mario Draghi

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È un diluvio, un profluvio, una quantità di articoli, foto, filmati, resoconti e footage televisivi cui non eravamo abituati da decenni. L’Italia vista dall’estero diventa la patria della virtù, dell’arte del buon governo e per merito di un uomo solo al comando e cioè naturalmente Mario Draghi.

Aveva cominciato New York Times scrivendo che era arrivato “un gigante sulla scena italiana e su quella europea” e hanno proseguito sullo stesso tono tutte le maggiori testate, dal Wall Street Journal che gli rende omaggio come a un capo di banche oltre che di governi, il Financial Time con qualche modesta riserva tanto per mantenere il punto britannico, e poi la Faz tedesca naturalmente e Le Monde parigino e il Guardian: difficile saltarne uno.

La stampa internazionale era stata sempre unanime: gli italiani? Cialtroni, ma creativi. Evasori e bugiardi ma simpatici. Qualche volta, nemmeno simpatici. Per gli europei calvinisti e luterani puntuali e pignoli una grande seccatura. Menomale che hanno belle spiagge, e comunque da loro si mangia bene. Per quanto, anche lì: le scuole inglesi da tempo hanno messo al bando la cucina mediterranea all’italiana sostenendo che i bambini inglesi se si abbuffano di pastasciutta e pizza diventano grassi come bambini tedeschi tirati su con birra e krapfen e le patate fritte.

È stato sempre difficile negli ultimi decenni da un punto di vista internazionale sia europeo che americano, mettere l’Italia nelle parti alte della tabella delle affidabilità. Il Financial Times, più prudente, non si dà all’elogio sperticato. Secondo il nobile quotidiano economico inglese Draghi sarà pure un drago, ma il compito che lo aspetta è titanico. E poi, da un punto di vista stilistico i giornali non resistono a questa idiozia del Super Mario, personaggio di un giochino di cui era protagonista l’italiano tipo il quale per definizione se non si chiama Toni, si chiama Mario: per buona parte del pianeta gli italiani o sono Mario o sono Toni. In questo caso la soluzione è semplice e già andava bene anche nel caso di Monti. E quindi per un effetto trascinamento prosperano ancora gli articoli intitolati Super Mario: ecco il Super Mario banker who saved the Europe to Rescue Italy, il banchiere mago che dopo avere raddrizzato l’Europa raddrizzerà prima l’Italia e poi l’Europa stessa come andando sull’Italia.

C’è di che stropicciarsi gli occhi e chiederci quanto ci sia di vero in questo sogno. Il fatto è che è proprio vero e questo è confortante punto da una parte. Dall’altra fa riflettere su che cosa significhi questa inaspettata a realtà. A quanto sembra non ha alcuna importanza quale sia la coalizione di governo, quali i suoi programmi. Ciò che conta- se dobbiamo stare all’ accoglienza della stampa internazionale e l’uomo, ovvero il leader. Ciò che ripropone il vecchio tema della Repubblica presidenziale o almeno di un tipo di democrazia in cui sai chi governa per il tempo necessario. Merce per noi proibita. La nostra Costituzione è costruita deliberatamente in modo tale da impedire o almeno ostacolare l’ipotesi dell’uomo forte, perché la nostra Costituzione è concepita in modo tale da rendere difficile il facile per mezzo dell’inutile.

Di conseguenza da noi si possono soltanto fare alchimie di alleanze che dipendono da leggi elettorali mutevoli e variabili che variano con il variare delle maggioranze le quali variano secondo leggi elettorali che sono fabbricate da coloro che hanno vinto. Mario Draghi appare come l’antitesi o l’antidoto a queste complicazioni: apprezzato dalla stampa internazionale perché quando parla si esprime in un modo fintamente tentennante con simulazioni di incertezza, per poi andare dritto come una spada e dire no a Salvini sulla chiusura serale alle 23.

Il Times di Londra insiste sul fatto che Draghi è un banker un banchiere e non un politico e questo costituisce sia il suo merito che il suo limite, ma l’esultanza prevale. Da una parte si ha l’impressione che l’Europa e il mondo occidentale tirino un sospiro di sollievo perché si sentono sollevati dal peso dell’amico italiano piagnone, costoso, e inefficiente. Ma dall’altra si ha un’impressione ancora più sorprendente: una leadership per l’Italia che possa calzare a pennello all’Europa. Bisogna tener presente che sia la presidenza di Macron in Francia che la leadership di Angela Merkel in Germania sono appese ad un filo, anzi al calendario: la Merkel è in scadenza e Macron dovrà vedersela con la LePen alle prossime presidenziali.

L’Europa in questo momento non ha un leader neppure nelle due potenze guida, di qui l’idea che l’Italia considerata il discolo d’Europa, possa esprimere un prodotto nazionale non lordo come un uomo in grado di assumere responsabilità per l’intera Unione. Il Regno Unito stesso con la sua stampa e la Bbc mostra una attenzione appena velata da un pizzico di preoccupazione. Mario Draghi viene descritto come un conservatore brillante con obiettivi progressisti.

Che vuoi di più e di meglio: uno con la testa sulle spalle che però a domanda ti diventa ecologico, compatibile, super tollerante, di buoni principi, energico ma flessibile e persino una postura talmente composta da sembrare leggermente impalata. Piace la postura piace. La faccia da poker. Piace. L’andatura grave ma non priva di agilità e finora non ne ha sbagliata una comprese la sberla a Erdogan definito dittatore. È stato l’unico momento quello in cui i molti si sono chiesti se Mario Draghi non avesse commesso una gaffe e invece ecco che Joe Biden lo segue e viola il tabù imposto dalla Turchia del genocidio armeno, di cui è vietatissimo parlare pena la rottura di ogni rapporto con i turchi. Biden, seguendo Draghi, rincara ufficializzando il genocidio armeno. 

I giornali inglesi hanno sottolineato la presa di posizione netta per una linea anti cinese, senza dare segnali di isteria antirussa ma anche senza sottovalutare la situazione che si sta creando in Ucraina e che mette sul filo del rasoio gli equilibri dell’Europa orientale. L’attenzione dunque massima, il prestigio dell’Italia e schizzato su come un elastico e questo significa risparmiare un bel pacco di soldi il famoso spread che nel caso di Silvio Berlusconi è stato usato come clava, adesso vola leggero come una rondine e dunque si dà questo caso raro e apprezzato oltre frontiera di l’Italia che risparmia in spread e guadagna in prestigio. 


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Stefano Mandarano

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