L'ex sindaco di Acquaformosa, Giovanni Manoccio
3 minuti per la letturaACQUAFORMOSA (COSENZA)- Alle sue spalle una gigantografia di Enrico Berlinguer fa bella mostra di sé mentre in collegamento su Google Meet dal suo ufficio l’ex sindaco Giovanni Manoccio si appresta a incontrare i giornalisti e alcuni suoi concittadini. È a loro, infatti, che intende offrire dei chiarimenti sul presunto danno erariale (17mila euro) che gli viene contestato dalla Procura regionale della Corte dei Conti in merito alla gestione dei migranti tra il 2011 e il 2012 (LEGGI LA NOTIZIA). Lo fa, alle 17 di ieri, con una conferenza stampa congiunta con l’attuale primo cittadino Gennaro Capparelli (all’epoca assessore della sua giunta), anch’egli tra i destinatari dell’avviso notificato diversi giorni fa dalla magistratura contabile. Lo fa, soprattutto, per spiegare la sua versione dei fatti e levare via le “ombre” che a suo dire la Procura catanzarese ha gettato sul sistema di accoglienza del borgo arbëresh.
In primis Manoccio giudica «deplorevole» la scena apparsa in video che ritrae uno scambio di banconote accostandolo al suo nome e a quello di Capparelli; poi si sofferma sulla genesi dell’inchiesta chiarendo come i due distinti procedimenti avviati dalle Procure di Paola e Catanzaro sulla vicenda si siano già conclusi con un’archiviazione.
Ripercorre le tappe della storia: la stipula della convenzione con la Regione risale ad agosto 2011 ma già ad aprile fu chiesto un incontro a Salvatore Mazzeo (soggetto attuatore, ndr) per chiedere di delegare la gestione ai Comuni, che già avevano alle spalle una solida esperienza in materia di accoglienza grazie agli Sprar. Ma non c’è verso: il 15 maggio la Protezione civile regionale dà l’ok all’assegnazione di 15 posti (più 15 da aggiungere a settembre) e due giorni dopo ad Acquaformosa arriva la prima famiglia per il tramite del Comune e dalla Prefettura e di Amantea.
«Con i Comuni la convenzione non poteva essere sottoscritta perché i Comuni non possono emettere le fatture. Mi devono spiegare – ragiona il presidente dell’associazione “Don Vincenzo Matrangolo” – come è possibile che io oggi mi trovi in questa situazione quando ho sempre contestato la gestione della Protezione civile. Quando mi sono sempre scagliato contro questo sistema che stipava i migranti negli hotel e metteva in campo persone senza alcuna esperienza. Ci sono i miei interventi di allora sui giornali che lo dimostrano e io stesso dissi chiaramente a Franco Pristerà, all’epoca funzionario della Regione, che volevo restituire i soldi per i posti non occupati. Mi dissero che non era possibile e che avrei dovuto utilizzarli per i migranti e così ho fatto organizzando il Festival delle Migrazioni. Lo dico adesso da “libero pensatore” – aggiunge -, di cosa siamo colpevoli? Di aver ospitato una famiglia per sei mesi? Se uno fa buona ospitalità e si ritrova dall’altra parte qualcuno mi deve spiegare il perché».
CAPPARELLI: «PROCEDIMENTO FIGLIO DI UNA PRESCRIZIONE»
Anche il primo cittadino Gennaro Capparelli è intervenuto nel corso della conferenza stampa on line per fare il punto sulla questione. È un fiume in piena: dopo aver sparato a zero su tv e giornali, il sindaco ha parlato di un «procedimento che è nato già prescritto» poiché in prescrizione dal 2016. «Già nei prossimi giorni depositeremo memoria difensiva – ha annunciato -, la documentazione da noi prodotta era assolutamente conforme alle ordinanze della Presidenza del Consiglio dei ministri e nemmeno un centesimo in più è stato speso se non per destinarlo ai migranti».
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