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AVELLINO- C’è fermento anche nella città di Avellino, nelle ore in cui si infiamma il dibattito nazionale nell’attesa del “fatidico” 26 aprile, data indicata dal Governo come quella di un importante cambio di rotta rispetto alle misure restrittive attuate finora per contenere l’emergenza sanitaria da covid19.

Tra le prime novità, come noto, quella della riapertura al pubblico di ristoranti e bar ma solo laddove i locali dispongano di spazi all’aperto per poter accogliere i propri clienti, e comunque non più di quattro allo stesso tavolo, con le rigorose misure di distanziamento degli stessi spazi esterni.

Una possibilità che, tuttavia, sembra ancora lontana per la Regione Campania dove, almeno fino alla giornata di ieri, l’incidenza dei casi settimanali ogni centomila abitanti è a 230, ai limiti addirittura della zona rossa. Un trend generale comunque in miglioramento, e quindi grazie anche al rapporto positivi/tamponi sceso sotto al 10% (9,2%), in virtù dei dati che consegnano le altre province campane, a partire proprio da quella avellinese che sui 1222 tamponi diffusi nell’ultimo bollettino Asl, sono 74 le persone risultati positive al covid, di cui 12 residenti nella città di Avellino ad ogni modo almeno per un’altra settimana la Regione Campania difficilmente potrà uscire dalla fascia di rischio medio alta prevista dalla fascia arancione, anche se l’ultima parola spetta alla cabina di regia del ministero della Salute che valuta l’andamento settimanale di ricoveri e nuovi casi.

“Non ha senso aprire tutto ora se i contagi non si fermano e la campagna vaccinale per quel che ne dicano va lenta”, dice Marianna mentre aspetta il caffè ordinato rigorosamente da asporto ad un bar lungo Corso Vittorio Emanuele. “Così come non ha senso discutere di un coprifuoco che sia alle 22 piuttosto alle 23- aggiunge- per tutto il resto della giornata molte persone potrebbero leggere come un liberi tutti questo allentamento delle restrizioni e non avere accortezza per se stessi e per gli altri”. Diverso il punto di vista di Francesco che, invece, si dice convito che sin dalla prima emergenza di marzo 2020, nel capoluogo in sostanza non si è mai arrivato ad un numero di contagi tali da far pensare che la situazione non fosse sotto controllo.

“I sindaci devono avere maggiori poteri per decidere per i propri territori- commenta- Non è possibile che Avellino deve avere le stesse restrizioni di Napoli, sia per le dimensioni ella città e del numero degli abitanti, che per lo stesso trend dei contagi. Non non si meritiamo di subire le colpe di altri”.

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