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REGGIO CALABRIA – Rossella Casini era una giovane fiorentina di 25 anni. Proprio nella sua città, Firenze, aveva conosciuto un altro studente universitario, Francesco Frisina, calabrese, iscritto alla facoltà di economia. Una storia d’amore vera, che aveva portato ad un fidanzamento ufficiale, con le due famiglie che si erano incontrate e conosciute. Una bella storia d’amore, trasformata in poco tempo in un incubo. Di Rossella non si hanno più notizie dal 1981. Secondo un pentito di mafia sarebbe stata uccisa e fatta a pezzi prima di essere gettata in mare, nella Tonnara di Palmi, perchè avrebbe osato convincere il suo fidanzato a collaborare con la giustizia, sostenendolo anche nei suoi racconti.
A trentadue anni da quella scomparsa nessuno ha pagato. Tre imputati, parenti di Francesco Frisina, sono stati assolti. Ma dopo tutto questo tempo c’è una novità. Piccola. Forse insignificante per tanti. Ma che quantomeno aiuta a ricordare. A sperare. E’ stata diffusa, infatti, l’unica foto di Rossella. Perché la sua morte aveva portato via ogni cosa. Mai nessuna immagine era circolata di quella ragazza coraggio. Tutto è stato possibile grazie agli archivi dell’Ateneo fiorentino. Grazie alla disponibilità dell’Università di Firenze, Rossella ha di nuovo il suo volto. L’Ateneo ha concesso infatti l’autorizzazione a pubblicare la foto del libretto universitario di Rossella Casini: Facoltà di Magistero, corso di laurea in Pedagogia (aa. 1978-79).
Libera ha voluto omaggiare quel suo sguardo dolce e determinato. Un omaggio, per l’associazione antimafia, che restituisce dignità alla memoria di una ragazza coraggiosa, vittima di una violenza inaudita e inaccettabile. “Gli occhi che ci guardano da questa foto sono il monito a non far si che si possa sequestrare, violentare, uccidere e oltraggiare un corpo, senza conoscere la reazione della giustizia – ha commentato il responsabile toscano dell’associazione don Andrea Bigalli – e, ancor prima e ancora di più, la reazione civile della pubblica opinione che non voglia dimenticare e non si stanchi mai di chiedere e di operare giustizia”.
LA STORIA – Dopo il fidanzamento con Francesco, Rossella inizia a fare la spola con la Calabria. Mentre si trovava a Palmi, il 4 luglio 1979, venne ucciso il suocero, Domenico Frisina. Cinque mesi dopo, il 9 dicembre, i colpi di arma da fuoco vennero rivolti contro il suo fidanzato, rimasto gravemente ferito. Rossella, però, non fece un passo indietro. Diceva di amare Francesco e di volerlo “salvare” da quelle storie drammatiche. Così lo fece ricoverare in una clinica fiorentina, fino alla guarigione. Fino al momento che, probabilmente, avrebbe sancito la sua condanna a morte. Perché proprio durante il ricovero Rossella convinse Francesco a collaborare con la giustizia. Fu l’inizio del calvario della giovane studentessa colpevole di amare e di cercare giustizia e onestà. Il suo fidanzato venne convinto dai familiari a ritrattare tutto. A febbraio 1981, pochi giorni prima del processo contro la famiglia Frisina, al centro della faida che vedeva contrapposte da un lato i Gallico-Frisina e dall’altro i Parrello-Condello, Rossella era ancora a Palmi. Voleva proseguire a tutti i costi la sua storia d’amore con Francesco. Domenica 22 febbraio chiamò il padre: “Torno a casa”, disse. Poi più nulla. Il silenzio. La scomparsa. Il buio su quella ragazza che la foto pubblicata dall’Ateneo di Firenze ci restituisce come una giovane dai grandi occhi e dallo sguardo forte.
A nulla sono servite le dichiarazioni del pentito che aveva tirato in ballo anche la sorella di Francesco. Di Rossella non ci fu più alcuna traccia. Il padre scoprì della fine atroce della figlia solo dopo qualche tempo, quando i giornali ripreso un’indagine con le dichiarazioni del pentito.
Quella foto diffusa dopo tutti questi anni rappresenta una fiammella, la speranza di un riscatto. Forse anche un segnale alle tante donne di ‘ndrangheta che devono mettere da parte il loro orgoglio e il potere materiale, per cedere all’amore vero. Proprio come ha fatto Rossella.
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