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Un esame mammografico

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CATANZARO – Sabato 15 ottobre è in programma a Catanzaro, nel Campus dell’Università degli Studi Magna Graecia, l’iniziativa promossa nell’ambito della Giornata Europea per la salute del seno. All’interno delle Giornate radiologiche Calabresi, organizzate dal Gruppo regionale Calabria della Sirm (Società Italiana di Radiologia Medica), si terrà un incontro pubblico per fare il punto sulla situazione dell’anticipazione diagnostica del tumore al seno in Calabria.

L’incontro è organizzato da Europa Donna Italia, il Movimento d’opinione presente in 47 Paesi che da oltre vent’anni si occupa di tutelare gli interessi delle donne in materia di prevenzione e cura del tumore al seno. In mattinata si svolgerà un confronto tra rappresentanti delle istituzioni regionali, della Comunità scientifica e delle associazioni di volontariato appartenenti al Movimento di Europa Donna.

L’iniziativa fa parte del progetto che il movimento ha avviato da tempo per colmare le disparità geografiche di chiamata e partecipazione allo screening mammografico. In molte regioni del Sud infatti le percentuali di chiamata ed adesione allo screening mammografico permangono ben al di sotto del livello accettabile. In particolare le regioni più penalizzate sono la Campania, con un’adesione allo screening del 21%, la Calabria con il 28%, la Sicilia con il 34%.

“A Catanzaro – sostiene Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia – il 15 ottobre si entrerà nel merito dei bisogni delle donne calabresi e delle Associazioni Pazienti che le rappresentano. Si parla già di una comunicazione, da parte delle Aziende sanitarie calabresi, più efficace per ottenere una maggiore adesione e partecipazione, un dialogo più efficace con il medico di famiglia per riconoscere le donne più esposte al rischio tumorale, fino a ottenere un dialogo e una collaborazione migliori con il radiologo: il primo specialista che la donna incontra nel percorso di screening periodico cui, dopo i 50 anni, sarà sottoposta ogni due anni”.

L’importanza dell’evento risiede nel fatto che, nella fascia di età tra 50 e 69 anni lo screening mammografico può ridurre la mortalità del 40% («Breast-Cancer Screening-Viewpoint of the IARC Working Group», N Engl J Med, June 11, 2015), l’equivalente di 4.800 vite salvate ogni anno. Questo perché la mammografia è in grado di intercettare la malattia a uno stadio iniziale, quando il tumore è ancora impalpabile. E se il tumore viene curato con le terapie adeguate nelle sue fasi iniziali, la guaribilità si avvicina al 98%, i trattamenti sono meno aggressivi e invalidanti, la donna riprende più velocemente la sua attività lavorativa, aumenta il contenimento della spesa sanitaria.

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