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La campagna vaccinale alle tende del Qatar a Matera

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MATERA – Da lunedì si parte con 150 medici di famiglia sui 500 circa che ci sono in Basilicata che hanno aderito alla possibilità di essere “utilizzati” come medici vaccinatori nell’ambito della convenzione che è stata approvata circa un mese e mezzo fa a livello nazionale.

In queste ore i medici hanno ricevuto la comunicazione che gli spiega come comportarsi in cui si specifica che da lunedì prossimo saranno riforniti di 70 dosi vaccinali di Astrazeneca, riservate ad una platea di utenti tra i 70 e i 79 anni (per la precisione nella comunicazione inviata ai medici materani è indicata la fascia d’età 60-79), viene spiegato inoltre che la registrazione sulla piattaforma dovrà essere fatta in modo contestuale alla vaccinazione e che le dosi fornite dovranno essere utilizzate nell’arco della settimana con il medico che potrà modulare le richieste e dunque le vaccinazioni anche domiciliari che provvederà a fare.

L’ordine sarà stabilito dal medico che già da domenica potrà ritirare le dosi nei diversi centri della regione che saranno impegnati.

Queste le raccomandazioni che sono arrivate nel corso della giornata di ieri ai medici di famiglia.

Non mancano preoccupazioni sulla possibilità di riuscire a soddisfare in particolare il numero delle 70 dosi messe a disposizione in maniera tassativa entro la settimana e a quanto pare il numero di dosi stabilito in base alle disponibilità residue non era stato conosciuto o comunque concordato con gli stessi medici di famiglia.

Il totale settimanale che verrebbe garantito con questo apporto è di oltre 10.000 dosi.

Per capire cosa stava succedendo il “Quotidiano” ha ascoltato anche il presidente della Federazione italiana medici di medicina generale della Basilicata, dottor Antonio Santangelo.

Dottor Santangelo è in grado di spiegare numericamente l’adesione dei medici di famiglia e la dislocazione sul territorio regionale?
«Non ho questi dati. Posso dire che i medici di famiglia in Basilicata sono circa 500 e che le adesioni alla vaccinazioni sono 150 e sono concentrate in maniera particolare sulla provincia di Potenza con una percentuale alta».

Il numero dei colleghi che hanno aderito è destinato a modificarsi?
«Penso che possa cambiare perchè sono diversi i colleghi titubanti che hanno preoccupazioni in particolare per la parte burocratica».

Come avverrà materialmente la vaccinazione?
«E’ semplice riceveremo un numero di dosi che sarà di 70 per medico su base settimanale che dovranno essere fatte e che sono state calcolate in base alla disponibilità vaccinale che c’è, si tratta di numeri che credo possano considerarsi indicativi e che potrebbero cambiare strada facendo perchè alcuni studi medici più grandi potrebbero riuscire a sostenere un numero più alto di dosi e altre meno. In alcuni casi poi molti pazienti si sono vaccinati tra i 70 e i 79 anni nei giorni precedenti durante la prenotazione libera».

Ritiene che i medici riusciranno a conciliare le visite con l’effettuazione delle vaccinazioni?
«Questo è uno dei problemi che ha spaventato molti colleghi per gli obblighi che la vaccinazione comporta. Io ad esempio ho dovuto ampliare l’orario del lavoro del mio studio da 5 a 8 ore lavorando il sabato tutta quanta la giornata per poter sostenere l’impegno preso».

Il funzionamento della piattaforma di prenotazione sta creando altri problemi?
«Questa è un’altra preoccupazione innanzitutto perchè solo oggi abbiamo avuto le credenziali di accesso e dobbiamo utilizzarla riuscendo a farlo contestualmente alle prenotazioni. Per il resto la piattaforma non è regionale per cui alcuni problemi sono sorti perchè ci sono patologie come l’obesità che non danno diritto all’esenzione o altri handicap gravi e c’è chi ritiene per situazioni pregresse di avere una priorità che invece non c’è più».

Il ruolo dei medici di famiglia in questa campagna vaccinale?
«Non vogliamo prenderci più meriti di altri, in questo momento c’è bisogno di tutti».

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