X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

REGGIO CALABRIA – «Quando alla fine di maggio sono stato aggredito nella mia cella (in presenza di un altro collaboratore che può confermare) loro mi dicevano che il Lo Giudice avrebbe ritrattato tutto e mi invitavano a ritrattare tutto e accusare voi, i pm, ma in particolare accusare il dott. Pignatone. Ma come facevano a sapere già a fine maggio che il Lo Giudice avrebbe ritrattato?». La sua attendibilità dovrà essere saggiata dalle Procure di Perugia e Catanzaro, ma le parole messe nero su bianco dal collaboratore di giustizia Massimo Napoletano mostrano nuovi dubbi e alimentano nuovi misteri sull’oscura scomparsa di Antonino Lo Giudice, di cui si sono perse le tracce dall’inizio di giugno contestualmente alla divulgazione di un memoriale in cui il “Nano” ritrattava tutte le precedenti accuse lanciandone di nuove ai pm della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, circa presunte pressioni effettuate nel corso della collaborazione, iniziata nell’ottobre del 2010, al fine di infangare alcuni personaggi, tra cui il giudice Alberto Cisterna. 

Adesso, però, le dichiarazioni di Napoletano, pentito di origine pugliese, se confermate potrebbero aprire nuovi scenari. Sulla lettera del collaboratore – datata 3 luglio – indagano le Procura di Perugia e Catanzaro: le accuse del memoriale di Lo Giudice ai magistrati Giuseppe Pignatone (attualmente procuratore capo di Roma), ai pm Michele Prestipino (da poco designato dal Csm procuratore aggiunto a Roma) e Beatrice Ronchi (in servizio a Reggio Calabria) e all’ex capo della Squadra Mobile, Renato Cortese (anche lui nella Capitale), hanno “spacchettato” le inchieste. Sulla scrivania del procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, sono rimaste solo le carte che riguardano la scomparsa di Lo Giudice e gli eventuali collegamenti che il “Nano” potrebbe aver nuovamente allacciato con gli ambienti criminali. Le affermazioni di Napoletano sono comunque note a Cafiero de Raho e forse costituiscono una parte di quegli elementi che lo hanno portato a parlare di “strategia” con riferimento alla scomparsa e alle affermazioni di Lo Giudice. Già in passato. Napoletano aveva reso dichiarazioni sull’affaire Cisterna-Lo Giudice, parlando di un presunto complotto ai danni dell’ex numero due della Dna, trasferito a giudice civile di Tivoli in seguito a un’indagine (poi archiviata) per corruzione in atti giudiziari. E se negli scorsi mesi Napoletano diventerà un simbolo per chi, fin dall’inizio, griderà alla congiura di cui si sarebbe fatto strumento Nino Lo Giudice, ora c’è qualche dato in più. Nella missiva indirizzata al sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Beatrice Ronchi e al magistrato di Roma, Cristiana Macchiusi, Napoletano fa dunque riferimento a un’aggressione che avrebbe subito nei giorni antecedenti alla scomparsa di Lo Giudice da parte di alcuni detenuti che sarebbero già stati a conoscenza della volontà del “Nano” di ritrattare: «Ma come facevano a sapere già a fine maggio che il Lo Giudice avrebbe ritrattato?».
LEGGI SULL’EDIZIONE CARTACEA DE IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA IL SERVIZIO INTEGRALE A FIRMA DI CLAUDIO CORDOVA CON TUTTI I DETTAGLI SULLE DICHIARAZIONI DI NAPOLETANO
Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE