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TORINO – Il conto delle intercettazioni telefoniche lo pagano direttamente gli imputati: è così che Rocco Raghiele, capo del ‘locale’ di Moncalieri condannato con il rito abbreviato lo scorso ottobre nell’ambito dell’inchiesta «Minotauro» sulle infliltrazioni della ‘ndrangheta nel torinese, ha versato all’erario 18mila euro pur di non vedersi confiscare l’appartamento sequestrato dalle Fiamme gialle, a garanzia del pagamento delle spese processuali poste a suo carico.
Un anno fa i finanzieri avevano messo i sigilli a 41 abitazioni, 27 autorimesse e 40 terreni, di proprietà di 38 imputati dell’inchiesta «Minotauro»: un patrimonio che serviva a garantire il rimborso delle spese dell’intero procedimento, quantificate in circa 3 milioni di euro, per lo più riconducibili al costo delle intercettazioni telefoniche e delle indagini tecniche (effettuate per 4 anni su incarico della Dda di Torino), alle spese per la detenzione in carcere ed agli oneri di gestione di tutti gli altri beni comunque sequestrati nel corso del blitz dell’8 giugno 2011.
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