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Vorrebbero prenotarsi ma non possono. Alcuni non deambulano, altri stanno in carrozzina, altri ancora, camminano con le stampelle. Ma per la Regione del presidente Attilio Fontana non esistono. O meglio: esistono ma non sono disabili, e comunque non lo sono al punto da saltare la fila. Dovranno aspettare.

Cose che capitano in Lombardia: gli elenchi utilizzati per concedere la corsia privilegiata comprendono solo i disabili certificati dall’Inps a partire dal 2010 (legge 104, art.3, comma 3). Mancano all’appello tutti gli altri, quelli la cui disabilità era stata dichiarata prima del 2010, quando a certificare erano le Ats. Un bel pasticcio. L’ennesimo di una lunga serie, venuto fuori la settimana scorsa. Da giorni gli uffici della Regione erano tempestati di mail e telefonate alle quali gli addetti non sapevano cosa rispondere. Solo quando si è scoperto che avevano ragione, che erano disabili gravi a tutti gli effetti e non stavano millantando, s’è deciso di correre ai ripari. Le procedure per inserirli sono state avviate venerdì scorso.

Non averli già vaccinati – con il rischio di farlo troppo tardi – è l’esatto contrario di quanto indicato dalla direttiva diramata dal ministero della Sanità. Prima gli anziani e prima i disabili. La Regione guidata dal presidente Attilio Fontana è riuscita a fare l’esatto contrario. Per risolvere la questione l’assessora alla Sanità lombarda, Letizia Moratti ha bussato alla porta dei medici di base, gli unici sul territorio e in grado di recuperare i dati utili per aggiornare gli elenchi inserendo i nominativi mancanti. Quanti? Migliaia, con precisione non lo sa nessuno. Si sa, però, potrebbe passare anche un altro un mese (solo ieri sono state aperte le iscrizioni per la fascia 70/74 anni).

Matteo Piloni, consigliere regionale pd ha raccolto moltissime segnalazioni di cittadini furiosi. Spiega: “Le persone fragili in Lombardia stanno riscontrando troppe difficoltà per accedere alle vaccinazioni anti.Covid. Sono ancora molti i cittadini “vulnerabili” che non riescono a prenotarsi sul portale perché i loro codici non sono riconosciuti e, per chi riesce, i tempi di attesa rapidamente si allungano. Le Regione – continua – deve essere in grado di fornire tutte le informazioni necessarie ai cittadini, con la pubblicazione sul portale di tutti i codici che danno diritto alla vaccinazione per vulnerabilità, ma anche ai medici di famiglia e ai vax manager che vanno messi in condizione di dare le risposte che i cittadini si attendono. Occorre individuare linee vaccinali dedicate alle persone fragili, ai loro conviventi e ai caregiver per garantire di tagliare i tempi in attesa di una loro rapida immunizzazione”.

UN OPERATORE PER 60 ANZIANI RSA SENZA INFERMIERI

Ma ci non sono solo i vaccini. C’è anche il contagio che corre. E le Rsa lombarde hanno già pagato un prezzo carissimo al Covid 19. Migliaia e migliaia di anziani e fragili falciati dal virus. Nella prima ondata furono le più colpite. Una campagna di vaccinazione mirata ha evitato il bis. Ma ora l’emergenza è un’ altra.

“In una settimana 6 infermieri della nostra struttura sono andati a lavorare in Asst – ha lanciato una richiesta di aiuto un ente associato all’Uneba – . Ci è rimasta un’infermiera su un piano di 60 ospiti. Se entro 15 giorni non troviamo dei sostituti trasferiamo gli ospiti in ospedale e consegniamo le chiavi…”. Gli operatori che dal privato passano al pubblico sono sempre più in aumento, Scelgono stipendi più alti e posto fisso.

Le politiche di assunzione della pubblica amministrazione stanno però portando al default i servizi territoriali per la fragilità. Carenza di personale e norme che si prestano a più interpretazioni stanno mettendo a dura prova queste strutture che svolgono sul territorio un ruolo importantissimo. Per dirne una; per Lombardia ed Emilia-Romagna non esiste l’obbligo vaccinale nei servizi per anziani, disabili e per le altre fragilità.Le figure ausiliarie che gestiscono l’igiene dell’ospite e la loro quotidianità, e che dunque entra a diretto contatto, sono esentate dall’obbligo si farsi somministrare il vaccino Vale per chi si occupa delle pulizie ma anche per chi cambia il pannolone. Ha un senso tutto questo?

GOVERNATORI DIVISI SU TUTTO ANCHE SULLE ISOLE COVID FREE

E se Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, chiede di commissariare la Sicilia perché ormai anche lui non crede più nei dati raccolti sul Covid, nulla di nuovo si segnala sul fronte-Regioni.

I governatori continuano a litigare. Chi poggia i piedi sulla terraferma chiede un trattamento uguale per tutti e non ammette favoritismi per gli isolani. Chi intorno vede solo mare spinge per diventare zona libera dal virus e vaccinarsi prima per attrarre vacanzieri. E’ questo il nuovo terreno di scontro. Trincerarsi di anticorpi per offrire ai turisti spiagge senza virus: la proposta del ministro del Turismo Massimo Garavaglia. Ed è bastata per scatenare il finimondo. “Diamo il segnale che in Italia come per altri Paesi, tipo la Grecia, c’è questa opportunità, se lo fai sei al pari degli altri, se non lo fai sei un passo indietro e uno prenota da un’altra parte”.

Ma non tutti i presidenti – come si diceva – la pensano allo stesso modo. Luca Zaia sente parlare di isole e subito pretende un “Veneto Covid free”; Bonaccini per tutelare i bagnini dell’Emilia-Romagna chiede “regole uguali per tutti” e il passaporto vaccinale. Ma il più agguerrito sembra essere il governatore della Liguria Giovanni Toti. Parla di una “misura ingiusta e irrealizzabile”.

E Francesco Forgione, sindaco di Favignana, Egadi, 3mila abitanti, gli risponde a distanza: ”La cosa più irritante dei governatori del Nord – attacca – è che loro pensano ai territori turistici, noi parliamo all’insularità, all’assenza di presidi sanitari sulle nostre isole, alle difficoltà di collegamento con gli ospedali che possono avvenire solo dalla terraferma, Ogni intervento d’urgenza per noi è un rischio di morte. Ma questo i governatori che hanno la sanità più ricca di Italia non riescono a capirlo”.


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