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Non possiamo andare avanti con le venti piccole repubblichette e la commedia degli inganni che la loro storia ventennale si porta con sé. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha giocato la carta estrema di Mario Draghi. Dovremmo attingere a tutte le sue qualità di uomo dell’economia e della finanza per mettere una “pezza buona” a tutte le coperture smarrite per strada e impostare e attuare un disegno di sviluppo del Paese che rompa verticalmente con i venti anni della crescita zero
La paura aumenta. Il Paese è stanco. Per l’Italia fare i conti con la fine del mondo non è facile. Di sicuro siamo a fare i conti con la fine del mondo che abbiamo conosciuto fino a oggi. Questo mondo nuovo che è davanti a noi, è meglio che ce lo mettiamo bene in testa, non si può ricostruire con tante piccole Patrie.
Non possiamo andare avanti con le venti piccole repubblichette e la commedia degli inganni che la loro storia ventennale si porta con sé. Perché con il nuovo ’29 mondiale quella commedia degli inganni che ha tagliato in due il Paese fino a ridurre il reddito pro capite di una parte della popolazione alla metà dell’altra diventa una tragedia.
Se ci presentiamo disuniti all’appuntamento del post pandemia verremo mangiati dalle sempre più malmesse componenti forti dell’Europa che a loro volta se continuano a crogiolarsi nei loro miopi egoismi e a non volere gli Stati Uniti d’Europa rischiano concretamente di essere mangiate dagli Stati Uniti d’America, quelli veri, e dalla Cina che hanno dimostrato di avere la macchina esecutiva capace di vaccinare il Paese.
Anche le grandi democrazie come gli Stati Uniti che hanno un assetto federale non all’italiana hanno dimostrato con i fatti che si può fare. Lì esistono i Governatori, quelli veri, che tassano e rispondono di quello che fanno, qui esistono i Governatori, quelli finti, che spendono e spandono con i soldi degli altri. Lì il federalismo, il dollaro, il debito sovrano comune raccontano la storia di una patria dove newyorkesi e californiani si sentono cittadini orgogliosi della stessa nazione.
Qui in un Paese molto più piccolo dove si si sono smarriti da tempo il sentimento e l’idea comuni di una nazione dentro un’Europa che non ripete l’errore politico dell’austerità della grande crisi dei debiti sovrani ma non riesce a muoversi come un soggetto unitario e fa pasticci con i vaccini, i padroni dei carrozzoni regionali svolgono giorno e notte la delicatissima funzione di scavare il terreno sotto i piedi della Nuova Ricostruzione.
Non vogliamo apparire ossessivi ma su questo tema prima di tutti gli altri si gioca il futuro del Paese. In Lombardia è successo con la campagna di vaccinazione esattamente quello che era già accaduto con i ventilatori, con le residenze per gli anziani, perfino con i vaccini antinfluenzali. C’è un problema gigantesco di organizzazione. Non sono capaci di organizzarsi perché di sanità pubblica e di medicina sul territorio non se ne occupano da sempre. Oggi scopriamo che in Lombardia sono impossibili le prenotazioni per i più fragili perché non hanno aggiornato i registri. Pensavano ad altro. Pensavano a finanziare la sanità privata e a saldare le fatture delle loro eccellenze e delle loro imitazioni. Risultato: i più fragili non esistono.
Alcuni non deambulano, altri stanno in carrozzina, altri ancora camminano con le stampelle. Ma per la Regione del presidente Attilio Fontana non esistono. O meglio: esistono ma non sono disabili, e comunque non lo sono al punto da potere accedere alla loro corsia. Dovranno aspettare. Il sindaco di Palermo chiede di commissariare la Regione Sicilia che è arrivata alla vergogna assoluta di “spalmare” i morti.
La Regione Calabria compete in disorganizzazione con la Lombardia anche se non si è ancora bene capito chi sta facendo peggio con una differenza, però, rilevante. Che le risorse disponibili pro capite non sono nemmeno comparabili e che in questa terra colpevolmente dimenticata da tutti comanda lo Stato con i suoi commissari ma i comunicati li fa il presidente della Regione facente funzioni Spirlì. Siccome si gioca con la vita delle persone almeno su queste pagliacciate si faccia chiarezza e, soprattutto, si intervenga ricordandosi che la competenza è la prima arma da usare nella battaglia della legalità.
Possiamo risparmiarci il Presidente del Veneto Zaia che ripete “siamo come una Ferrari potremmo farne 80 mila al giorno”? Parla di vaccini ma dimentica di dire che il suo Veneto ha il primato di decessi in proporzione alla popolazione. Oggi lo sceriffo De Luca salta il turno ma è ovvio che Bonaccini difende le sue spiagge contro le isole Covid Free in Campania e in Sicilia. Siamo insomma la solita italietta delle venti patrie. Siamo alla solita scena quotidiana dei capi di stato ombra del centrodestra che si tirano dietro quelli della Sinistra Padronale e tutti si sintonizzano sul canale della propaganda e, tranne rarissime eccezioni, mai su quello di una macchina esecutiva da mettere a posto rispettando le priorità e le indicazioni comuni. Ovviamente loro che sono i primi responsabili del dissesto su sanità e trasporti vogliono riaprire tutto e hanno come condottiero unico riconosciuto il capo della Lega Salvini.
Diciamocelo chiaro. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha giocato la carta estrema di Mario Draghi. Dovremmo attingere a tutte le sue qualità di uomo dell’economia e della finanza per mettere una “pezza buona” a tutte le coperture smarrite per strada e impostare e attuare un disegno di sviluppo del Paese che rompa verticalmente con i venti anni della crescita zero. Questo Destra e Sinistra che sostengono il governo di unità nazionale devono volere.
Su questo terreno, non sulla propaganda, devono aiutare Draghi. Che ha le idee molto chiare e fa scelte molto nette. Restituire al Sud i 20 miliardi del fondo di coesione e sviluppo e mantenere una quota del 40% sul Recovery significa garantire una aggiuntività vera al Mezzogiorno e, soprattutto, avere in testa finalmente un Progetto Paese. Abbiamo già il balletto delle sospensioni preventive dei vaccini. Non c’è più spazio per il balletto delle propagande e delle incompetenze dei Capi delle Regioni. Basta!
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Siamo già calati al 40% per il Sud? Cioè soltanto il 6% in più di quanto gli spetta in base alla popolazione. Neppure Draghi e Franco riescono a rispettare la corretta ripartizione. Per avere la quota giusta, ormai si deve sperare soltanto nella severità dell’UE.