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COSENZA – Finisce con un’assoluzione e l’obbligo di immediata scarcerazione il primo grado del processo per l’omicidio di Antonio Sposato, alias “Lupin”. Una vicenda per la quale l’imputato, Ferdinando Gencarelli, ha già scontato però trenta mesi di detenzione, gli ultimi cinque dei quali ai domiciliari.
Era il 26 settembre 2008 quando Sposato venne ucciso a colpi di fucile a pochi passi da casa in contrada Pietremarine di Acri. Secondo l’accusa, era stato Gencarelli a sparare «per futili motivi». L’ipotesi dei pm Salvatore Di Maio e Giuseppe Visconti è che il movente fosse legato al furto di alcune noci, che Sposato avrebbe poi rivenduto per 15 euro. Un pugno di soldi che l’accusa riteneva gli fossero costate la vita. E per questo aveva chiesto 24 anni per omicidio aggravato dai futili motivi.
Gencarelli non fu arrestato nell’immediatezza. Al suo nome si giunse con non poche difficoltà. Le indagini furono ostacolate dagli stessi familiari della vittima, «poco collaborativi con gli investigatori», come venne sottolineato dalla procura. La difesa (rappresentata dagli avvocati Marcello Manna e Angelo Pugliese) lunedì ha chiesto l’assoluzione dell’imputato con la formula piena, contestando gli elementi di prova forniti dall’accusa e le dichiarazioni della madre della vittima, che ha indicato come assassino Gencarelli solo un anno e tre mesi dopo l’omicidio. E oggi il tribunale ha dato ragione ai legali dell’imputato.
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