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Il punto di penalizzazione inflitto al Castrovillari (per fatti risalenti addirittura alla stagione 2009/10) è solo l’ultimo capitolo di una lunga serie di episodi che finiscono per penalizzare le società e, spesso, per condizionare i campionati. Le ormai ben note “vertenze” promosse dai tecnici (e fino alla Serie D anche dai calciatori) puntualmente mettono a rischio la stagione di un club e, considerati talvolta anche i tempi lunghi della giustizia sportiva, i loro effetti si riverberano pure nei confronti di chi non ha responsabilità.
Chiariamo subito un aspetto: se questo succede è colpa delle società, di dirigenti “spericolati” o poco oculati e non certo di chi promuove la vertenza per vedersi riconosciuto quanto pattuito. Spieghiamoci meglio: se un allenatore non ottiene le proprie spettanze, garantite dal fatto di aver stipulato un contratto da inviare al settore tecnico a Coverciano, può proporre la cosiddetta “vertenza” e ottenere quanto gli spetta dagli organi preposti, qualora questi accertino le responsabilità della società. E questo vale, per i tecnici, per tutte le categorie, mentre i giocatori sono tutelati solo fino alla Serie D.
La legge è chiara e non ammette ammissioni o ignoranza. Qui, però, si pone un altro problema, perché spesso le società sono oggetto di avvicendamenti nei quadri dirigenziali. E talvolta una nuova dirigenza, che magari ha dei programmi ambiziosi, si vede costretta a dover tappare delle falle create da altri. Ed a ciò si può pure aggiungere il fatto che spesso alcuni imprenditori interessati al mondo del calcio, magari non vi entrano a farne parte proprio perché non vedono chiarezza, oppure perché sanno di dover fare i conti con vertenze e con debiti lasciati da coloro ai quali dovrebbero e vorrebbero subentrare.
Il caso più emblematico, in questa stagione, riguarda il Messina che in Serie D, senza quei sette punti di penalizzazione retaggio della precedente gestione (per via del mancato pagamento delle spettanze dei calciatori dell’anno passato) oggi sarebbe al comando della classifica.
Sarebbe più opportuno, pertanto, far pagare chi sbaglia e da più parti, soprattutto nei campionati minori, dove anche una sanzione di cinquemila euro può risultare pesante, si invoca una soluzione al problema. Il punto cruciale, però, riguarda la lentezza della giustizia sportiva. E questo è un ostacolo davvero difficile da superare.
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