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CATANZARO – Il Codacons ha presentato un esposto ai Nas, alla Procura della Repubblica e alla Guardia di Finanza di Catanzaro, chiedendo di aprire un’indagine sulle sale VLT (videolottery) aperte in regione. Le “macchinette mangiasoldi”, come sono definite anche dagli stessi giocatori, sono distribuite ovunque. Dai locali destinati a queste attività, a singole apparecchiature installate nei bar. Un modo per incentivarne l’utilizzo, dal momento che l’avventore le trova disseminate ovunque, sentendo forte il richiamo al gioco.
AFFARI CRIMINALI. Ma dietro gli affari del gioco d’azzardo si muovono, spesso realtà poco chiare. A partire dagli interessi della criminalità organizzata. A gennaio scorso, la guardia di finanza ha ricostruito un’organizzazione legata alla ‘ndrangheta, con sede a Ravenna, capace di mettere le mani sul vorticoso giro di affari. Secondo le Fiamme gialle, l’organizzazione aveva la base operativa in Emilia e ramificazioni non solo in Italia (Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna) ma anche in Romania e in Gran Bretagna. Il sodalizio aveva piazzato in diverse attività le proprie apparecchiature da gioco manomesse o capaci di collegarsi con i siti di gioco on line illegali.
I CONTROLLI. Nei primi giorni di maggio, invece, i carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno avviato su tutto il territorio di competenza un apposito servizio di monitoraggio. I dati che ne sono emersi sono allarmanti: il giocatore abituale, hanno riscontrato i militari dell’Arma di Catanzaro, arriva anche a spendere 700 euro a settimana, quello meno accanito anche 200-300 euro. Ideati per “spillare” soldi a chi varca l’ingresso, le sale slot sono aumentate in modo preoccupante nei piccoli centri, creando un allarme sociale particolarmente sentito e da più parti considerato ormai non più rinviabile. A sentire la testimonianza di alcuni giocatori, hanno affermato i carabinieri, si scopre che ci sono persone che ogni volta che giocano, spendono fino a 900 euro e senza mai vincere. Le persone si giocano anche i soldi dell’affitto e della pensione. Nelle strutture che sono state controllate in provincia di Catanzaro, i carabinieri hanno riscontrato anche dieci violazioni amministrative sanzionate ma, soprattutto, hanno avuto la possibilità di «conoscere il fenomeno e i soggetti che vi gravitano»
L’ESPOSTO. Dall’incartamento presentato dal Codacons in Procura emerge tutto l’allarme sociale per il fenomeno. «La dipendenza da gioco d’azzardo è diventata ormai una vera e propria epidemia – spiega l’associazione – Il 30% dei giocatori italiani ha problemi di gioco patologico, percentuale che sale al 50% tra i disoccupati; il problema riguarda inoltre il 25% delle casalinghe e il 17% degli studenti. Tutto ciò, mentre aumenta in modo impressionante il numero di sale dedite al gioco aperte nella regione. Il giocatore patologico mostra una crescente dipendenza nei confronti del gioco d’azzardo, aumentando la frequenza delle giocate, il tempo passato a giocare, la somma spesa nel tentativo di recuperare le perdite, investendo più delle proprie possibilità economiche e trascurando i normali impegni della vita per dedicarsi al gioco».
«Tra le conseguenze più evidenti provocate da tale patologia – spiega il Codacons – vi sono sicuramente quelle legate alle perdite finanziarie e dei propri beni, oltre alle ripercussioni sull’ambiente di lavoro, le separazioni e i divorzi; a ciò si aggiungano i rischi di associazioni ed altre dipendenze, soprattutto alcool e stupefacenti, oltre allo sviluppo di disturbi legati allo stress. Si consideri, inoltre, che la diffusione di massa del «gioco d’azzardo» è tra le prime cause di indebitamento delle famiglie ed è l’anticamera del ricorso al prestito usurario. Vi sono nel caso dell’azzardo con apparecchiature informatiche tre fattori che nella realtà rendono vulnerabili le persone che si accostano a tale tipo di scommessa puntata:1. l’esiguità della singola giocata, che abbassa la soglia di percezione del danno che deriva dal comportamento; 2. l’affrettata ripetitività del tentativo successivo che non consente la rielaborazione del quanto si è appena svolto; 3. la somiglianza o l’identità con il mezzo impiegato per i fun games, cioè per i videogiochi di abilità senza vincita». «Il gioco elettronico – scrive ancora il Codacons nell’esposto – è ripetitivo e ipnotico con un ritmo serrato che permette di comunicare difficilmente anche con le persone sedute accanto, non permette alcun divertimento nè incentiva la voglia di socializzare». Il Codacons ha dunque chiesto a Procura, Nas e Gdf di aprire una indagine volta ad accertare «l’eventuale sussistenza di fattispecie penalmente rilevanti e ogni altra fattispecie criminosa che venisse individuata, quali il gioco d’azzardo, riciclaggio, estorsione, e di valutare, laddove necessario, il sequestro delle sale vlt presenti sul territorio regionale».
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