Emer Cooke
2 minuti per la letturaROMA – L’Ema riscontra «un possibile collegamento a casi molto rari di coaguli di sangue insoliti con piastrine basse». È quanto si legge in una nota dell’Agenzia Europea per i Medicinali, in merito al vaccino Vaxzevria già AstraZeneca.
Tuttavia «i benefici del vaccino AstraZeneca si confermano superiori agli eventuali rischi», ha detto nel corso di una conferenza stampa Emer Cooke, direttrice esecutiva dell’Agenzia Europea per i Medicinali.
Sulla base di questo, spiega EMA, le autorità nazionali potranno «decidere come vorrebbero vaccinare e con quale tipo di vaccino»
In sostanza «il vaccino si è dimostrato altamente efficace nel prevenire l’ospedalizzazione – ha aggiunto -. Dopo un’analisi approfondita è stato concluso che i casi riportati di coaguli insoliti devono essere elencati come possibili effetti collaterali. Una spiegazione plausibile dei rari effetti collaterali può essere legata ad una risposta del sistema immunitario».
«Il rischio di morire per Covid è molto più alto rispetto a un evento raro trombo-embolitico», sottolinea l’Ema.
«Talvolta il nostro linguaggio appare più complicato di quanto dovrebbe essere. Ciò che abbiamo appreso dalla dettagliata valutazione dei casi è che c’è un forte legame tra il vaccino di AstraZeneca e gli eventi collaterali» rari e per questo motivo c’è una «probabile causalità tra gli eventi e la somministrazione del vaccino».
Lo chiarisce la presidente del Prac, la commissione di valutazione del rischio dell’Ema, Sabine Straus ad una domanda di chiarimenti sul comunicato pubblicato dall’Agenzia che parla di “possibili legami”.
«Il comitato di sicurezza dell’Ema imporrà ad AstraZeneca robusti studi per capire di più sugli effetti di rischio» del suo vaccino. Lo ha detto il responsabile della task force sull’analisi dei dati dell’Ema, Peter Arlett, parlando in conferenza stampa aggiungendo, inoltre, che la compagnia anglo-svedese dovrà fare «studi di laboratorio per cercare di comprendere meglio l’effetto dei vaccini sulla coagulazione, esaminare i dati esistenti di studi clinici ravvicinati per valutare si vi siano ulteriori informazioni sui possibili rischi e condurre anche studi epidemiologici», ha sottolineato Arlett.
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