Un autobus affollato
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Il Covid viaggia sui mezzi pubblici. Comodo e indisturbato. In autobus, sui treni, nelle stazioni non sanificate, sfuggendo ai controlli sulle distanze tra i passeggeri, sui biglietti del tram, passa di mano in mano. È la foto che emerge dalle ispezioni effettuate dei Nas. Un’operazione dimostrativa perché solo parziale, fuori dai controlli sono rimasti grandi centri come Bologna, Firenze, Genova, Napoli, Bari, Palermo.
Per non parlare dei focolai dove il contagio non si è mai fermato. Ma è bastato per evidenziare un lungo elenco di procedure non rispettate: la prova provata di un protocollo disatteso dai sindaci e dalle regioni. Eppure, le direttive diffuse (già dal precedente governo) parlavano chiaro. Le regioni e gli enti comunali, cui è demandata la gestione del trasporto pubblico locale, anziché bussare a soldi – un giorno sì e l’altro pure – avrebbero dovuto attenersi alle regole dettate dal ministero delle Infrastrutture.
Sanificazione e igienizzazione dei locali, dei mezzi di trasporto e dei mezzi di lavoro. Bonifiche ripetute più volte nel corso della stessa giornata, pulizie che dovevano riguardare tutte le aree frequentate da viaggiatori, studenti, lavoratori. Non casualmente, una tantum, ma con modalità definite dalle specifiche circolari del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità.
PROTOCOLLO DISATTESO
“Nelle stazioni, negli aeroporti, nei porti e sui mezzi di trasporto a lunga percorrenza è necessario installare dispenser contenenti soluzioni disinfettanti ad uso dei passeggeri”, si legge nella direttiva diffusa dal Mit. Qualcuno li ha visti? E ancora: andava incentivata la vendita di biglietti con sistemi telematici. Fatta osservare tra i passeggeri la distanza interpersonale di almeno un metro. “Nei casi in cui non fosse possibile il rispetto della predetta distanza – sancisce la norma – i passeggeri dovranno necessariamente fornirsi di apposite protezioni individuali (es. mascherine).
Misure del genere si sarebbero rivelate indispensabili per accompagnare la riapertura delle scuole. La normativa di cui parliamo prevede tra l’altro la possibilità di stipulare a livello locale accordi con gli Ncc e gli operatori turistici per ampliare e diversificare i mezzi in circolazione. I comuni e le regioni dove questo è stato fatto si contano sulle dita di una mano. Si era parlato anche di un coordinamento per decidere gli orari scaglionati di apertura delle scuole, delle attività lavorative e persino dei luoghi pubblici. Un lavoro da pianificare punto per punto istituendo tavoli specifici nelle prefetture.
STUDENTI E PENDOLARI I PIÙ ESPOSTI
Sono stati coinvolti nell’operazione i Nas di Roma, Latina, Frosinone, Viterbo, Livorno, Milano, Trento, Catanzaro e Torino. La situazione più critica è stata rilevata sulle linee di trasporto pubblico laziali ma anche a Varese e Grosseto i controlli hanno evidenziato inadempienze e tracce del virus anche sulle linee private. Un’operazione random che se condotta su scala nazionale avrebbe probabilmente fatto emergere responsabilità ancora più estese. Su 693 tamponi di superficie, effettuati su autobus urbani ed extraurbani, scuolabus, collegamenti ferroviari e di navigazione, in 65 casi sono state rilevata irregolarità connesse all’inosservanza delle misure di prevenzione. La seconda verifica è stata effettuata eseguendo 756 tamponi di superficie su obliteratrici, maniglie e barre di sostegno, pulsanti di richiesta di fermata e sedute rinvenendo in 32 casi tracce del virus su bus e treni locali, in particolare quelli utilizzati dai pendolari.
Si tratta di test inequivocabili, stavolta i governatori delle regioni non potranno dare la colpa al governo “cattivo” che non concede le riaperture di bar e ristoranti. Sono stati eseguiti d’intesa con il ministero della Salute e in collaborazione con i servizi locali di Asl, agenzie di protezione ambientale ed enti universitari. La presenza di tracce di per sé non è sufficiente a indicare l’effettiva capacità di virulenza e contagiosità del virus. Ma certifica che le regole non sono state osservate.
L’elenco delle irregolarità è lungo: omessa cartellonistica di informazione agli utenti circa le norme di comportamento e il numero massimo di utenti ammessi a bordo; assenza di di distanziatori tra i sedili; mancanza di erogatori di gel disinfettante o mancato funzionamento. Sono state deferiti all’Autorità giudiziaria 4 funzionari responsabili di aziende di trasporto pubblico locale per non aver predisposto le misure di sicurezza e sanzionati 62 responsabili per irregolarità amministrative, elevate sanzioni per 25 mila euro.
GIORGIA MELONI: AI CITTADINI DICEVANO CHE I MEZZI PUBBLICI ERANO SICURI
Il risultato delle ispezioni ha scatenato una serie di reazioni politiche. Gli esponenti di Fratelli d’Italia hanno picchiato duro: “Per mesi hanno raccontato ai cittadini che il trasporto pubblico era sicurissimo ma oggi la verità è sotto gli occhi di tutti – ha sparato a zero Giorgia Meloni – i mezzi pubblici sono veicoli di contagio e il loro potenziamento, richiesto a gran voce da FdI, doveva essere una priorità invece entrambi i governi che si sono susseguiti hanno continuato a colpevolizzare palestre e piscine chiudendo le loro attività. Un controsenso”. E il suo collega Fabio Rampelli, vice presidente della Camera, rincara la dose: “Non servivano i tamponi eseguiti dai Nas per capire che i contagi si moltiplicano soprattutto sui mezzi di trasporto ma ora abbiamo la certezza di quanto sosteniamo da un anno, bus treni e metropolitane sono il primo anello del contagio perché lì che si manifestano gli assembramenti-Ed è lì che nulla è stato fatto”.
E i governatori delle regioni, come l’hanno presa? Male. Anche perché questa volta non hanno argomenti e non possono prendersela con nessuno. Massimiliano Fedriga, presidente della regione autonoma Friuli Venezia Giulia, si è schierato pancia a terra a favore delle riaperture che vorrebbe anticipare al prossimo 20 aprile. L’ex capogruppo leghista alla Camera, si è candidato alla presidenza della Conferenza Stato-regioni per prendere il posto dell’uscente Stefano Bonaccini. Il Carroccio è pronto a lanciare un’opa sull’istituzione che in questo momento è più critica sul governo Draghi. Una terza Camera pronta a opporsi su qualsiasi provvedimento limiti il loro potere. Domani è previsto un nuovo incontro con il presidente del Consiglio Draghi e si parlerà soprattutto di come gestire i fondi del Recovery plan.
Per chi ha visto o provato di persona come si viaggia pigiati a contatto stretto su certe linee metropolitane queste norme ora suonano come una beffa. Per non parlare di altre disposizioni del tutto ignorate. Esempio l’installazione anche nei punti vendita, anche mediante distributori di dispositivi di sicurezza”. E cosa si è fatto “per la gestione dei passeggeri e degli operatori nel caso in cui venisse accertata una temperatura corporea superiore a 37,5°”. Nulla. Quello che i supermercati sono riusciti a fare non è stato realizzato dagli enti locali nei punti nevralgici e più trafficati delle grandi città. E questo malgrado lo stanziamento di risorse aggiuntive finalizzate a mettere in sicurezza il trasporto pubblico locale. Complimenti.
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