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CASTROVILLARI – Con la fine dell’estate si rimette in moto anche l’inchiesta sulla morte di Denis Bergamini, il centrocampista del Cosenza morto il 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico, vittima di quello che ora per gli inquirenti è stato un omicidio e non più un suicidio come stabilì la Corte d’appello di Catanzaro nel 1992 sulla base delle indagini dell’epoca: l’indagine – di cui nel giugno scorso la procura di Castrovillari ha chiesto una proroga di sei mesi (contando dal 26 settembre, data di scadenza della prima fase) – ora si allarga, con un nuovo indagato. Sebbene la notifica ricevuta dalla famiglia Bergamini in qualità di parte civile e dalla ex fidanzata, Isabella Internò, in qualità di prima indagata, parli di un anonimo soggetto “+1” che si aggiunge al nome della donna, sembra logico ritenere che si tratti di Raffaele Pisano. Va detto che né i carabinieri del comando provinciale di Cosenza, che indagano sul caso, hanno consegnato avvisi al nuovo indagato; né il legale che assiste l’ex autotrasportatore, l’avvocato Domenico Malvaso del foro di Palmi, hanno ricevuto notifiche al riguardo; ma è anche vero che non è strettamente necessario a questo livello di indagini. Ma che si debba trattare dell’anziano di Rosarno, che all’epoca dei fatti era alla guida del pesante quattro Fiat Iveco NC 180 davanti al quale venne trovato il corpo del calciatore ventisettenne, lo fa ritenere la logica: il camionista-testimone ha sempre dichiarato, in una versione identica a quella della ragazza, che Denis si era gettato sotto il camion e che lui non aveva potuto fare niente per evitarlo, se non indietreggiare di mezzo metro col mezzo nella speranza che il giovane fosse ancora vivo dopo averlo trascinato per circa sessanta metri. Una versione che il camionista ha ripetuto anche durante il processo che lo ha visto imputato e assolto, per la conforme testimonianza della Internò, dall’accusa di omicidio colposo. Una versione, però, che ora viene smentita dai risultati delle indagini tecnico-scientifiche richieste ai Ris e a due medici legali dal procuratore capo Franco Giacomantonio che il 29 giugno 2011 ha riaperto l’inchiesta (all’inizio a carico di ignoti); perché – dicono le perizie – Bergamini era già morto quando è stato sormontato dal camion che procedeva a velocità molto lenta. Dunque già dalla prossima settimana (in questa il procuratore e la sostituta che lo coadiuva, Maria Grazia Anastasia sono fuori ufficio per motivi personali) potrebbero ripartire le attività dei carabinieri del colonnello Vincenzo Franzese. E potrebbero ricominciare, entrando nel vivo della questione, proprio con l’escussione dei due indagati. Infatti sia Isabella Internò, che ha ricevuto il suo avviso di garanzia nel maggio scorso, sia Raffaele Pisano sono stati sentito dai magistrati di Castrovillari solo una volta, e solo come persone informate dei fatti. Ma se per la ex fidanzata questa tappa giudiziaria è più ovvia perché da sempre, da quel giorno, la famiglia del calciatore ferrarese e i tifosi del Cosenza hanno chiesto verità e giustizia sulle questa morte e sulla incredibile ipotesi del suicidio, quella di Pisano è una novità relativamente recente: fino a due anni fa il camionista che andava scaricare mandarini al mercato ortofrutticolo di Milano percorrendo la statale 106 jonica era stato ritenuto ormai fuori dalla vicenda: non perché assolto con due gradi di giudici ma perché considerato morto da molti anni. Naturalmente c’è da attendersi che i due indagati, che sono anche gli unici testimoni oculari, ai magistrati ripeteranno la storia del suicidio raccontata già vent’anni fa.
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