X
<
>

Share
8 minuti per la lettura

di FRANCESCO MOLLO
CASTROVILLARI – Perché la procura ha optato per l’ipotesi di “concorso” in omicidio volontario a carico di Isabella Internò, e non per il favoreggiamento? Probabilmente perché la prima ipotesi consente di aprire un procedimento-contenitore in cui far entrare, man mano, tutti i possibili e presunti complici, anche con ruoli di maggiore responsabilità, che con il prosieguo delle indagini potrebbero emergere. Ed è proprio in questa direzione che ora lavorano gli inquirenti, che sperano in una svolta con gli interrogatori dell’unica indagata nota.  Ma chi potrebbero essere?
L’ampia pista della droga e della malavita sembra ormai completamente tramontata, anche se i punti di contatto tra questi mondi e il Cosenza calcio di quell’epoca sembrano rimanere. Dopo che il Ris di Messina ha riscontrato che la Maserati di Denis era “pulita” ha preso a farsi largo la cosiddetta pista “privata”, o “passionale”; assai più ristretta. Alla sua fidanzata – quella che Denis avrebbe voluto sposare – confidò che c’era un ramo della famiglia di una persona che frequentava che era «molto pericoloso, di cui aver paura», ma senza spiegare in che senso, e soprattutto quale ramo. Una confidenza che è perciò irrilevante ai fini processuali.
Nell’inchiesta aperta nel ’94 – di cui quella oggi in atto è una riqualificazione – su iniziativa della questura di Cosenza, sarebbe stata fatta ai magistrati una richiesta di intercettazione su un’utenza fissa intestata a una parente di uno dei personaggi di questa vicenda; anche se è probabile che il vero obiettivo  poteva essere un altro parente, utilizzatore di quello stesso telefono. L’inchiesta della questura si arenò, quella estate stessa, nei cassetti della procura di Castrovillari e di quella intercettazione non se ne fece nulla. In questo alveo sembrerebbe, adesso, procedere una parte della cosiddetta pista privata. Che nei giorni scorsi si sarebbe concretizzata con l’escussione di una zia che vive a Torino. I magistrati di Castrovillari – pare che sia stata il sostituto procuratore Mariagrazia Anastasia a recarsi nel capoluogo piemontese – sarebbero interessati a un momento della relazione tra Denis e Isabella nel quale questa zia avrebbe avuto un ruolo centrale. Una vicenda privata che, se caricata di antropologica suggestione, potrebbe spiegare il possibile “movente passionale”.
Ma ora che la procura ha aperto questo nuovo capitolo dell’inchiesta, è probabile che risentirà molte delle persone ascoltate un anno fa e di quelle sentite tra dicembre e marzo scorso: alcune continueranno a essere trattate da testimoni – e lo rimarranno fino al processo – altre potrebbero assumere lo status di indagati. 
I prossimi della lista dovrebbero essere i cosiddetti “cugini”: due o tre persone che non sono cugini in senso stretto, o se sì lo sono in secondo grado, che rappresentano le figure più interessanti della vicenda. Sia per la vicinanza affettiva con l’indagata numero uno, sia per il ruolo che potrebbero avere svolto quel sabato pomeriggio. Gli inquirenti sono infatti interessati a individuare le due figure misteriose di cui parlano i compagni di squadra, le maschere del cinema Garden da dove Denis uscì per incontrare Isabella e con lei (o con loro) partire in Maserati verso la destinazione fatale: il km 401 della statale 106.  
All’attenzione dei magistrati di Castrovillari c’è anche la frase tratta dal verbale dei carabinieri che effettuarono i rilievi sul luogo dove il corpo di Bergamini venne investito dal camion guidato da Raffaele Pisano; gli tessi carabinieri che due ore prima, con un verbale hanno “certificato” la presenza di Isabella e Denis, loro due soli, in macchina a pochi chilometri da dove avvenne poi il fatto. «Si permette – scriveva il brigadiere Francesco Barbuscio, deceduto alcuni anni dopo per cause naturali – che alle ore 17:30 del 18 novembre 1989 noi brigadiere Barbuscio e dipendenti militari, in Roseto Marina, periferia Sud, mentre stavamo eseguendo servizio di posto di blocco, sulla corsia RC-TS, abbiamo intimato l’alt all’autovettura Maserati colore bianco targata FE-457412 con a bordo due giovani di ambo i sessi, i quali, non interessati al nostro servizio,  venivano fatti proseguire in direzione Taranto». Una verbalizzazione importante, perché attesta una situazione e un orario preciso, sui quali però la procura continuerebbe a indagare. Anche per riempire il vuoto di oltre due ore tra quel controllo e l’orario della morte di Denis. 

CASTROVILLARI (CS) – Perché la procura ha optato per l’ipotesi di “concorso” in omicidio volontario a carico di Isabella Internò, e non per il favoreggiamento? Probabilmente perché la prima ipotesi consente di aprire un procedimento-contenitore in cui far entrare, man mano, tutti i possibili e presunti complici, anche con ruoli di maggiore responsabilità, che con il prosieguo delle indagini potrebbero emergere. Ed è proprio in questa direzione che ora lavorano gli inquirenti, che sperano in una svolta con gli interrogatori dell’unica indagata nota.  Ma chi potrebbero essere?
L’ampia pista della droga e della malavita sembra ormai completamente tramontata, anche se i punti di contatto tra questi mondi e il Cosenza calcio di quell’epoca sembrano rimanere. Dopo che il Ris di Messina ha riscontrato che la Maserati di Denis era “pulita” ha preso a farsi largo la cosiddetta pista “privata”, o “passionale”; assai più ristretta. Alla sua fidanzata – quella che Denis avrebbe voluto sposare – confidò che c’era un ramo della famiglia di una persona che frequentava che era «molto pericoloso, di cui aver paura», ma senza spiegare in che senso, e soprattutto quale ramo. Una confidenza che è perciò irrilevante ai fini processuali.
Nell’inchiesta aperta nel ’94 – di cui quella oggi in atto è una riqualificazione – su iniziativa della questura di Cosenza, sarebbe stata fatta ai magistrati una richiesta di intercettazione su un’utenza fissa intestata a una parente di uno dei personaggi di questa vicenda; anche se è probabile che il vero obiettivo  poteva essere un altro parente, utilizzatore di quello stesso telefono. L’inchiesta della questura si arenò, quella estate stessa, nei cassetti della procura di Castrovillari e di quella intercettazione non se ne fece nulla. In questo alveo sembrerebbe, adesso, procedere una parte della cosiddetta pista privata. Che nei giorni scorsi si sarebbe concretizzata con l’escussione di una zia che vive a Torino. I magistrati di Castrovillari – pare che sia stata il sostituto procuratore Mariagrazia Anastasia a recarsi nel capoluogo piemontese – sarebbero interessati a un momento della relazione tra Denis e Isabella nel quale questa zia avrebbe avuto un ruolo centrale. Una vicenda privata che, se caricata di antropologica suggestione, potrebbe spiegare il possibile “movente passionale”.
Ma ora che la procura ha aperto questo nuovo capitolo dell’inchiesta, è probabile che risentirà molte delle persone ascoltate un anno fa e di quelle sentite tra dicembre e marzo scorso: alcune continueranno a essere trattate da testimoni – e lo rimarranno fino al processo – altre potrebbero assumere lo status di indagati. I prossimi della lista dovrebbero essere i cosiddetti “cugini”: due o tre persone che non sono cugini in senso stretto, o se sì lo sono in secondo grado, che rappresentano le figure più interessanti della vicenda. Sia per la vicinanza affettiva con l’indagata numero uno, sia per il ruolo che potrebbero avere svolto quel sabato pomeriggio. Gli inquirenti sono infatti interessati a individuare le due figure misteriose di cui parlano i compagni di squadra, le maschere del cinema Garden da dove Denis uscì per incontrare Isabella e con lei (o con loro) partire in Maserati verso la destinazione fatale: il km 401 della statale 106.  All’attenzione dei magistrati di Castrovillari c’è anche la frase tratta dal verbale dei carabinieri che effettuarono i rilievi sul luogo dove il corpo di Bergamini venne investito dal camion guidato da Raffaele Pisano; gli tessi carabinieri che due ore prima, con un verbale hanno “certificato” la presenza di Isabella e Denis, loro due soli, in macchina a pochi chilometri da dove avvenne poi il fatto. «Si permette – scriveva il brigadiere Francesco Barbuscio, deceduto alcuni anni dopo per cause naturali – che alle ore 17:30 del 18 novembre 1989 noi brigadiere Barbuscio e dipendenti militari, in Roseto Marina, periferia Sud, mentre stavamo eseguendo servizio di posto di blocco, sulla corsia RC-TS, abbiamo intimato l’alt all’autovettura Maserati colore bianco targata FE-457412 con a bordo due giovani di ambo i sessi, i quali, non interessati al nostro servizio,  venivano fatti proseguire in direzione Taranto». Una verbalizzazione importante, perché attesta una situazione e un orario preciso, sui quali però la procura continuerebbe a indagare. Anche per riempire il vuoto di oltre due ore tra quel controllo e l’orario della morte di Denis. 

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE