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Un ricovero in terapia intensiva

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Lentamente decresce la curva dei contagi. Ma resta alto il livello di guardia negli ospedali. L’Italia intera si sveglia stamattina in zona rossa, sperando che i tre giorni pasquali di chiusura generalizzata siano l’ultimo colpo di coda di una stagione di restrizioni che dura da oltre un anno. Uno spiraglio di luce in fondo al tunnel la rivelano i dati del monitoraggio della cabina di regia, presentati ieri nella consueta conferenza stampa del venerdì da Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss (Istituto superiore di sanità). «Nell’ultimo periodo la curva epidemica inizia a decrescere, ma si tratta di una decrescita molto lenta», relaziona ai cronisti.

SEGNALI POSITIVI

Il primo valore che indica il calo cui fa riferimento Brusaferro è l’indice Rt, che si attesta questa settimana sul valore di 0,98, sotto la soglia critica di 1, mentre sette giorni fa era di 1,08. In discesa, anche se ancora troppo contenuta, l’incidenza dei casi, che passa da 240 a 232 alla settimana ogni 100mila abitanti. Siamo ancora distanti da quella cifra, 50, che secondo gli esperti consentirebbe un efficace tracciamento dei positivi.

A generare un pizzico di ottimismo è anche l’innalzamento delle temperature e l’appropinquarsi del periodo più caldo, combinati a uno studio che conferma supposizioni diffuse nonché precedenti evidenze scientifiche: la luce solare inattiva il Sars-CoV-2. È la conclusione cui sono giunti gli esperti dell’Università della California, i quali hanno evidenziato che i raggi ultavioletti sono fino a otto volte più efficaci e rapidi nel distruggere le particelle virali del patogeno pandemico rispetto a quanto previsto dai modelli teorici.

OSPEDALI SOTTO PRESSIONE

A fare da contraltare ai dati incoraggianti è la situazione negli ospedali. Il 30 marzo l’Iss rilevava un tasso di occupazione nelle terapie intensive del 41%, contro il 39% del 23 marzo: 3.716 pazienti in rianimazione, contro i 3.546 di sette giorni prima. Salivano inoltre da 12 a 14 le Regioni con un tasso di occupazione in terapia intensiva e aree mediche sopra la soglia critica. Segno più anche nelle aree mediche, dove il tasso di occupazione si assestava sopra il livello d’allarme del 40% (era al 44%) con 29.231 persone ricoverate il 30 marzo rispetto alle 28.428 del 23 marzo.

Ma la situazione aggiornata a ieri rivela una piccola ripresa anche nelle corsie d’ospedale: la media nazionale di occupazione delle terapie intensive è al 40% e quella dei reparti ordinari al 43%.

PAROLE DI SPERANZA

Per alleggerire il carico negli ospedali serve inoculare più dosi di vaccino possibile: è questa la convinzione diffusa. Il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, ha detto che «c’è una decrescita dei casi tra gli over 80 attribuibile alle vaccinazioni», ma ha anche ribadito che «dobbiamo accelerare la campagna di vaccinazione per evitare che il virus corra troppo e che emergano varianti più pericolose». Pertanto «vaccinare in fretta è necessario».

A tal proposito, in un’intervista al Corriere della Sera, il ministro Speranza ha dichiarato che «è realistico che entro fine estate ogni italiano che lo chieda sia stato vaccinato». Un propulsore è rappresentato dagli accordi firmati con medici di medicina generale, specializzandi, specialisti ambulatoriali, odontoiatri e pediatri di libera scelta. «Sono 160mila medici – ha detto Speranza – Ci sono i 270mila infermieri del Servizio sanitario nazionale che ora possono vaccinare fuori dal loro orario di lavoro e stiamo formando 19mila farmacisti. Con queste forze spero che raggiungeremo al più presto il traguardo delle 500mila somministrazioni al giorno, indicato dal generale Figliuolo».

POCHI CAMBI DI COLORE

Al netto dei segnali positivi, permangono tensioni nella maggioranza intorno al tema delle chiusure. Intervistato da 7Gold, il segretario della Lega, Matteo Salvini, è tornato a prendersela con Speranza, avvisandolo che «se dopo Pasqua continuerà a intestardirsi sul rosso a prescindere dai dati medici, farà un torto agli italiani». Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, ha provato a spegnere la polemica su SkyTg24 affermando sì che le chiusure vengono fatte in base ai numeri, ma che comprende Salvini in quanto «c’è la necessità di programmare anche le riaperture».

Intanto sorridono Veneto, Marche e Provincia autonoma di Trento, che martedì passeranno dal rosso all’arancione, aggiungendosi così ad Abruzzo, Basilicata, Lazio, Liguria, Molise, Bolzano, Sardegna, Sicilia e Umbria. Le rimanenti Regioni vedranno ancora rosso.


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