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Il presidio vaccinale dell'Esercito a Cosenza

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COSENZA – Ha 43 anni, è in buona salute, non rientra in nessuna categoria prioritaria prevista dal piano vaccinale ma ha già ricevuto la prima dose di AstraZeneca nel presidio militare di Cosenza. Non è un “furbetto”, non ha chiamato nessun amico influente, si è semplicemente reso disponibile per farsi somministrare una dose “avanzata”, presentandosi in più occasioni ai cancelli dell’ospedale da campo. E così, assieme a pochi altri fortunati – e perseveranti – cittadini è entrato a far parte dei “riservisti”, l’ultimo sgradevole neologismo coniato in tempi di pandemia.

«Sulle dosi buttate bisogna utilizzare il buonsenso – aveva dichiarato un paio di settimane fa in tv il commissario straordinario all’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo – se ci sono le classi prioritarie che le possono utilizzare, bene. Altrimenti si va su classi vicine oppure si vaccina chiunque passi». Qualche ora dopo, era il 15 marzo, il generale ha emanato un’ordinanza con la quale ha disposto che «le dosi di vaccino eventualmente residue a fine giornata, qualora non conservabili, siano eccezionalmente somministrate, per ottimizzarne l’impiego evitando sprechi, in favore di soggetti comunque disponibili al momento, secondo l’ordine di priorità individuato dal Piano nazionale e successive raccomandazioni».

Già da qualche giorno, in realtà, all’esterno dell’ospedale da campo di Vagliolise c’erano volontari col braccio pronto. Dopo le parole del generale si sono moltiplicati e l’Esercito ha pensato di stilare una lista di “riservisti” da vaccinare con le dosi avanzate in ordine cronologico di iscrizione. Ogni fiala di AstraZeneca contiene 10 dosi: se – ad esempio – le persone da vaccinare in un giorno sono 17, i medici militari preparano 17 siringhe aprendo due fiale. Le 3 dosi che restano in boccetta possono essere conservate per 48 ore, ma ovviamente vengono smaltite il giorno successivo. Può capitare, però, che qualcuno non si presenti o che, durante la fase di anamnesi, si preferisca la somministrazione di un altro siero.

Ecco perché può nascere l’esigenza di trovare a fine giornata persone disponibili, prendendo in considerazione gli iscritti alla lista e convocandoli con un preavviso minimo. In teoria non più di 10 (altrimenti non si apre la fiala) ma verosimilmente gli avanzi, quando capita, sono pochissimi. Perché non vaccinare persone che rientrano nelle categorie prioritarie? Perché ogni giorno l’Asp di Cosenza fornisce all’Esercito un’unica lista e i militari – che non hanno il potere di stabilire chi ha diritto alla somministrazione – non dispongono di una lista di riserva per le dosi avanzate. E per dar seguito alle indicazioni del generale Figliuolo ne hanno creata una attingendo ai panchinari appostati all’esterno del presidio.

Gli iscritti, qualche decina, non aumenteranno perché la “lista Figliuolo” è stata chiusa quasi subito. I “riservisti” effettivamente vaccinati pare siano stati pochi, considerati i limitati avanzi accumulati, e le parole pronunciate il 30 marzo scorso dal capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio in Commissione Affari sociali potrebbero aver messo fine alla pratica del “primo che passa”: «Il tema dell’utilizzo a fine giornata – ha spiegato Curcio – è un tema che deve essere affrontato e bisogna dare un minimo di regolarità su questo argomento. Sono convinto che un ragionamento con le Regioni per arrivare a dei protocolli di intesa che consentano di indirizzare ciò che avanza, non al 20enne ma a qualcuno che è in quella categoria lì», sia possibile anche magari «facendo delle liste molto strutturate e numericamente elevate».

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