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Lo chef Emanuele Mancuso a lavoro

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Da un anno l’intero settore dei matrimoni è in crisi profonda. Le coppie che hanno deciso di convogliare a nozze sono davvero poche e quelle che hanno deciso di farlo si sono ritrovate a dovere annullare inviti e pranzi faraonici.

Eppure, nonostante questo clima di incertezza, c’è un giovane chef calabrese che ha deciso, in tempi di Covid, di rivedere i menù dei matrimoni e pensare alla valorizzazione dei prodotti tipici calabresi. Lui si chiama Emanuele Mancuso, quarantenne originario di un piccolo centro della provincia di Catanzaro, ma già esperto e pronto a girare il mondo per maturare le giuste esperienze.

Preso atto delle limitazioni in corso per la pandemia nel settore dei matrimoni, Mancuso ha analizzato la situazione di partenza: «Questo periodo ha fatto cambiare di molto, proprio il concetto di matrimonio, anche per quel che riguarda il banchetto. Infatti, in questo inizio d’anno – ha detto – sono state tante le coppie calabresi che hanno deciso di guardare al menù per pranzi o cene matrimoniali, non più come ad una mera scelta di pietanze da offrire agli invitati, bensì con occhio attento, andando alla ricerca di quei piatti che possano dire qualcosa, raccontare una storia». 

Si è partiti, pertanto, «dal numero limitato di persone che un eventuale ricevimento programmato impone, con il risultato di rendere più partecipi anche gli invitati alla loro personale idea».

Emanuele Mancuso ha creato dei menù ad hoc con un mix di sapori che riporta alla mente le domeniche di una volta in cui le nostre nonne, fin dal mattino, cercavano di preparare il piatto importante con gli ingredienti migliori, per fare il classico figurone con un eventuale ospite; o le sere passate vicino al fuoco a raccontare aneddoti mentre dalla “pignatta” usciva un profumo inebriante che sapeva di felicità povera, fatta di poco ma che difficilmente si scordava.

«Insomma – ha aggiunto Mancuso – pezzi di vita, come in un puzzle con cui ricostruire una storia i cui piatti, sospesi fra tradizione e modernità, offrono la possibilità anche a chi non ha ricordi diretti perché troppo giovane, di immaginare luoghi e sapori del passato».

«I menù – ha spiegato chef Mancuso – sono composti da pietanze sorprendenti, con abbinamenti di ingredienti a volte dimenticati o completamente ignoti ai futuri sposi, quasi fossero dei pacchi dono che, però, una volta scartati non deludono, ma aprono squarci su un passato e una cucina che affascinano per semplicità e bontà».

Gli ultimi due piatti che hanno reso protagonisti i prodotti tipici, conquistando i social, sono stati paccheri alla scapece e filetto ai profumi della Sila, trovando anche la condivisione di molti nomi illustri della cucina. 

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