Gaetano Quagliarello
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Cambiamenti specifici, mirati, “chirurgici”. Perché il tempo è poco visto che mancano solo due anni alla fine della legislatura. Perché gli interventi ad ampio spettro non sono mai passati e anzi hanno prodotto effetti rovinosi per chi se li è intestati. Perché una volta esaurita la pandemia (presto, si spera) l’Italia dovrà riprendere a correre e se le istituzioni non staranno al passo tutto è perduto.
DA DOVE COMINCIARE
Già. Ma ancora una volta “le riforme”, da quella elettorale a quelle costituzionali? Ancora una volta un girotondo che interessa solo i cultori della materia e finisce per essere sabbia negli occhi dei cittadini? Ancora una volta in fila alla stazione per salutare un treno che parte è che sarà costretto a fermarsi subito dopo? Gli italiani non hanno fatto capire a chiare lettere che quella roba lì non interessa, altre sono le priorità?
Domande, domande: tante e giustificate. Il tempo delle risposte sembra non arrivare mai. Eppure qualcosa si muove, eppure una possibile sintonia serpeggia: è più di una suggestione, è di meno di un percorso già pianificato.
AFFARI COSTITUZIONALI
In un webinar organizzato ieri dalla Fondazione Magna Charta si sono confrontati i due presidenti della Commissioni affari costituzionali di Camera e Senato, il M5S Giuseppe Brescia depositario di una proposta di legge elettorale proporzionale “giallorossa” scritta d’intesa con Pd e LeU; e il Pd Dario Parrini; il costituzionalista Francesco Clementi; il consigliere di Stato Claudio Tucciarelli e il senatore Gaetano Quagliariello, padrone di casa e autore di una recentissima Pdl per introdurre la sfiducia costruttiva.
Parterre di spessore che ha prodotto un confronto dal quale si è capito che tutti considerano le riforme urgenti ed indifferibili; che al di là delle posizioni di bandiera e delle intese prodotte prima dell’arrivo a palazzo Chigi di Mario Draghi, esiste una disponibilità di fondo, un’apertura di credito e un investimento di fiducia sulla possibilità che alcune, limitate ma non certo trascurabili riforme si possano e si debbano fare. Se la sfida è consolidare il sistema Paese, le riforme elettorali ed istituzionali sono il basamento necessario, da costruire – attenzione – con il concorso il più largo possibile delle forze politiche. E senza demiurghi di sorta. Deve essere il Parlamento, ultimamente fin troppo oscurato, a prendere il bastone del comando, ad avviare il percorso e condurlo al traguardo. Poiché però tanti sono stati i tentativi e tutti falliti tranne il taglio dei parlamentari fortissimamente voluto dai Pentastellati e approvato a larghissima maggioranza nelle Camere nonché confermato dal referendum popolare, è opportuno che preliminarmente, ha spiegato Quagliariello, ci sia un accordo politico tra i leader della tanto strana quanto larga maggioranza che sostiene il governo. Una sorta di affidavit (“I partiti fissino i paletti, poi il Parlamento lavorerà“), che consenta al successivo confronto parlamentare di non navigare nel vuoto ma avere, diciamo così, le spalle coperte.
Il punto nodale sul quale più o meno tutti si sono detti d’accordo è appunto la necessità di prevedere il meccanismo della sfiducia costruttiva come elemento equilibratore e di stabilità nonché garanzia di governabilità. Per il senatore di Idea-Cambiamo, la sfiducia costruttiva è opportuno che poggi su un impianto di voto di tipo proporzionale con un premio che vada al partito più che alla coalizione.
LITI VIETATE
“Con una maggioranza come quella che si è prodotta e che sembrava impossibile, non possiamo permetterci di litigare sulle riforme”, ha tagliato corto Quagliariello. E infatti. La nota maggiormente positiva è venduta dalla disponibilità di Parrini e Brescia a intraprendere un percorso comune seppur nella consapevolezza che alcune posizioni sono cambiate. Mentre riguardo la legge elettorale, il professor Clementi ha sottolineato l’importanza del doppio turno quale meccanismo più adeguato a venire incontro alle necessità dei cittadini con l’obiettivo di riavvicinali alla politica e alle istituzioni.
LE CAMERE
Il taglio dei parlamentari consente di considerare il Parlamento in seduta comune non più solo un seggio elettorale ma un organismo capace di farsi promotore di iniziative, oltre che luogo elettivo per valutare le eventuali proposte di sfiducia costruttiva una volta introdotta nell’intelaiatura del rapporto governo-Camere.
MISURE MIRATE
“Bisogna stare al passo con la fluidità del tempo che viviamo”, ha spiegato Brescia. “Gli interventi “chirurgici” sono l’unica possibilità di arrivare al traguardo”, ha soggiunto Parrini per il quale un sistema proporzionale con premio alla coalizione è la strada giusta. “L’inserimento della sfiducia costruttiva rappresenterebbe una rivoluzione copernicana”, ha concluso Tucciarelli. Non resta che procedere: senza perdere l’ennesima occasione.
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