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REGGIO CALABRIA – Diciassette dipendenti del comune di Reggio Calabria sono stati arrestati stamani dalla Guardia di Finanza in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale della città nell’ambito di un’operazione contro l’assenteismo. Si tratta di un’ampia operazione scattata sulla base delle indagini condotte dal 2011. E oltre agli arrestati, ci sono altri 78 dipendenti indagati: per 42 di loro potrebbe scattare l’interdizione dai pubblici uffici. Saranno interrogati a breve dal giudice per le indagini preliminari che deve decidere in merito. 

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Gli arrestati, secondo l’accusa, in più occasioni ed in concorso tra loro, si sarebbero resi responsabili del reato di truffa ai danni del Comune di Reggio Calabria. C’era chi si faceva timbrare il cartellino per arrivare a lavoro con comodo, chi lo timbrava ad altri per consentirgli di uscire da lavoro qualche ora prima. Altri ancora timbravano personalmente e poi se ne andavano per fatti loro. 

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I finanzieri del Gruppo di cittadino li hanno seguiti passo passo per un mese esatto, ossia dal 21 aprile al 21 maggio 2011. E per ognuno di loro, a seconda del numero di episodi e sulla base di un’informativa depositata a marzo scorso, è stato confezionato un capo d’imputazione specifico. 

Secondo la Procura i dipendenti finiti sotto indagine sono colpevoli di «aver attestato la propria presenza sul luogo di lavoro tramite la timbratura del proprio cartellino marcatempo, poi allontanandosi senza giustificato motivo». L’accusa afferma inoltre che alcuni dipendenti avrebbero «fatto attestare a terzi la propria presenza sul luogo di lavoro tramite timbratura del cartellino e nonostante la propria assenza ingiustificata». E chiaramente ci sono quelli che avrebbero falsamente «attestato la presenza di terzi sul luogo di lavoro». Tutte condotte che avrebbero «indotto in errore il proprio datore di lavoro, il Comune di Reggio Calabria, procurandosi un ingiusto profitto consistito nella retribuzione ricevuta nelle ore di assenza ingiustificata, con danno per l’ente locale». Nella sostanza si sarebbero fatti pagare pur non essendo presenti in ufficio. Nell’informativa della Guardia di Finanza sono contenute una per una tutte le ore di assenza ingiustificata, con tanto di corrispettivo in denaro ottenuto dall’assenteista. Si parla di alcune centinaia di euro nell’arco di un mese, ma soprattutto si descrive un malcostume piuttosto diffuso. 

Ovviamente, però, non tutti sono nella stessa posizione. Da qui la decisione di arrestare coloro che sono ritenuti protagonisti degli episodi valutati più gravi.

Secondo la ricostruzione dei finanzieri, alcuni di loro si allontanavano per fare la spesa, concedersi lunghe pause caffè o per accompagnare e prelevare i figli a scuola e, in qualche caso, non si presentavano neppure in ufficio. I dipendenti erano organizzati in gruppi e sottogruppi, con artifizi e raggiri e grazie ad un sistema collaudato. L’assenza dal posto di lavoro, grazie alla copertura da parte dei colleghi, variava da poche ore all’intera giornata lavorativa.  

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