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OTTO squadre in campo. Nove a casa, a pensare a come ripartire la prossima stagione. Ai tempi della pandemia, l’Eccellenza in Calabria trova la forza per ripartire, assumendosi una grande responsabilità. L’emergenza sanitaria rimane. I dati non tranquillizzano. Eppure tanta era la voglia di ritornare in campo, per cui si è riusciti a ricominciare.
Come sovente avviene, le decisioni prese dall’alto, dai vertici nazionali, hanno fatto discutere. A livello regionale si è trovata la formula per riprendere grazie alle otto società che hanno dato il proprio assenso. E quindi ai promotori del “sì” della prima ora se ne sono aggiunti altri che invece, erano per il “no”, salvo poi cambiare idea. Evidentemente si è trovato il modo per programmare, in una fase veramente complicata.
Da un anno a questa parte nulla è, purtroppo, normale e tale non sarà questo mini torneo di Eccellenza che, fra il solo girone di andata e i play off, di fatto “regala” la Serie D a chi avrà disputato giusto dieci partite.
Quella della disputa del solo girone di andata era la terza e ultima ipotesi fatta quattro mesi addietro dai presidenti quando si studiavano le varie ipotesi di ripartenza. Fummo solo noi ad evidenziare che questa era, purtroppo, l’unica soluzione possibile per portare a casa un risultato minimo, coinvolgendo ovviamente tutte e 17 le squadre e sperando che la situazione tornasse a normalizzarsi. Eppure ci fu chi disse di no, perché non sarebbe stato equo giocare una gara in più in casa, o in trasferta, rispetto ad altri, oppure giocare in casa, o fuori, gli scontri diretti. Adesso queste obiezioni, in un torneo da 7 giornate, come per magia sono venute meno. Meglio così.
Adesso, a sentire i diretti interessati, c’è “voglia di normalità” dimenticandosi che con la curva dei contagi in crescita, con i 400 morti al giorno a livello nazionale, con una campagna di vaccinazione che in Calabria procede a rilento, con diversi paesi in zona rossa, allora la normalità non c’è proprio. Ma così come rispettiamo la scelta di coloro che hanno deciso di non scendere in campo, allo stesso tempo è doveroso rispettare le decisioni di coloro che hanno voluto ripartire. Fatta eccezione per due, tre società, le altre, in verità, più che dalla voglia di tornare alla normalità, sono allettate dalla possibilità di salire in Serie D. Bastano appena 10 partite per agguantare quella quarta serie che, fino a due stagioni addietro, si doveva sudare per conquistarla, con 30 gare di campionato oppure con l’appendice degli spareggi nazionali.
È cambiato lo scenario, purtroppo. E quindi con 10 gare si va in quella Serie D che, quest’anno, Cittanova e Castrovillari, Rende e Roccella, stanno difendendo con le unghie e con i denti, disputando tutte le giornate, affrontando spese e trasferte, sottoponendosi ai protocolli sanitari, recuperando le gare saltate per il covid. Quella Serie D alla quale spesso e volentieri le società calabresi si sono avvicinate da vere sprovvedute, perdendola quasi subito, spendendo tanto e senza neppure la “motivazione” della valenza sociale per il territorio (visto che in molti hanno spesso e volentieri ingaggiato calciatori, anche giovani, da fuori regione).
Si torna dunque in campo e, come sempre, il Quotidiano seguirà con grandissima attenzione questo mini campionato di Eccellenza, torneo riconosciuto di interesse nazionale, con buona pace delle squadre di Promozione, Prima e Seconda categoria, delle squadre giovanili e via dicendo, che invece hanno perduto un altro anno.
Si riparte e noi ci saremo, sia chiaro. Si riparte e che nessuno, a cose fatte, poi venga a dire che non era opportuno riprendere. Si riparte, insomma, e che nessuno polemizzi. Ma fin da adesso prendiamo una netta posizione per affermare che questo mini torneo assegnerà un titolo di cartone.
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