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Un'ambulanza a Milano

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Le manette infliggono l’ennesima mazzata al sistema sanitario lombardo: mentre il premier Mario Draghi era a Bergamo per la giornata nazionale in ricordo delle vittime del Covid-19, a Pavia finiva in manette il dirigente dell’Asst territoriale con l’accusa di aver manipolato un appalto da 2,3 milioni per il servizio delle ambulanze.

Un servizio essenziale che avrebbe riscontrato molti disservizi proprio durante i mesi dell’emergenza Coronavirus e che sarebbe stato affidato sotto costo alla cooperativa First Aid, parte di un consorzio più ampio con sede a Messina.

Ma mentre gli investigatori hanno registrato i problemi causati dalla realtà guidata dai fratelli Antonio e Francesco Calderone, sul sito della cooperativa si vantavano del proprio contributo sul fronte Covid: “Va dunque sottolineato come solo per la regione Lombardia per l’Unità di crisi attivata dall’Areu Lombardia (112) abbiamo effettuato 6.000 trasferimenti e fornito n°15 Ambulanze CMR (centri mobili di rianimazione) con personale dedicato e n°10 BLS (ambulanze di trasporto sanitario semplice)”.

Il bando di gara finito sotto la lente del pm Roberto Valli e dell’aggiunto Mario Venditti riguarda il servizio per gli ospedali di Voghera, Vigevano, Mede, Mortara, Casorate Primo, Broni e Stradella. E ha portato alle manette il direttore generale dell’Asst di Pavia Michele Brait, il responsabile unico del procedimento di assegnazione dell’appalto, Davide Rigozzi e i fratelli Calderone. L’inchiesta però sembra destinata ad allargarsi perché la cooperativa opera anche nel Lazio e in Sicilia.

Nel frattempo Regione Lombardia ha dovuto mettere l’ennesima pezza: su proposta del presidente Attilio Fontana di concerto con la vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, ha disposto la sospensione immediata di Michele Brait dall’incarico di direttore generale dell’Azienda socio sanitaria territoriale (Asst) di Pavia con conseguente sospensione del trattamento economico.

La Giunta regionale ha anche deliberato di avviare un procedimento di verifica, che dovrà concludersi in due mesi, finalizzato ad assumere determinazioni in merito al contratto del direttore generale.

Ma è l’ennesimo dirigente della sanità lombarda a finire nei guai. Un anno fa aveva aperto le danze Filippo Bongiovanni, ex direttore generale di Aria spa, finito nei guai per l’indagine sulla commessa (poi trasformata in donazione) da 517mila euro dell’azienda di famiglia del governatore Fontana. Bongiovanni poi è stato promosso, ma altri suoi colleghi no.

Anzi, ci sono gli esempi Marco Trivelli, che non è riuscito a concludere nemmeno un anno di mandato come successore di Bongiovanni. Letizia Moratti, appena insediata al posto di Giulio Gallera come assessore al Welfare, lo ha silurato.

Aria in particolare si è rivelata uno degli snodi problematici dell’emergenza: perpetuamente in ritardo su tutti i fronti, persino Guido Bertolaso, chiamato a sostituire di fatto Giacomo Lucchini come commissario per la campagna vaccinale lombarda, l’ha scaricata pochi giorni fa per i continui errori nelle prenotazioni. In primavera si sono visti arrivare scatoloni vuoti, forniture in ritardo e ordini a società improbabili.

Poi in estate c’è stato il ritardo sui vaccini antinfluenzali, infine il caos vaccinazioni con messaggi di conferma delle prenotazioni che partivano in ritardo, non arrivavano o erano recapitati in piena notte. Un disastro su tutta la linea, seppur negato pochi giorni fa da Attilio Fontana che però è lo stesso che ha cambiato mezza giunta proprio dopo la crisi della bella stagione passata.

Oggi il governatore continua a spargere ottimismo: “Noi siamo pronti ad affrontare la vaccinazione massiva che dovrebbe iniziare ai primi di aprile, se le consegne saranno rispettate e se tutti i vaccini potranno essere utilizzati. Noi pensiamo che tutto vada nel modo migliore come numeri e quantità di vaccini. Poi dobbiamo aspettare le decisioni. Noi facciamo tutto quanto necessario” ha detto il presidente di Regione Lombardia a margine dell’inaugurazione del Bosco della memoria, a Bergamo.

Ma i fatti riportano tutto a un quadro più nero: le inchieste dei magistrati sono ancora in corso, sia su quanto accaduto a Bergamo e Brescia, sia sulle spese pazze dell’ultimo anno con una ventina di procedimenti. Molti dirigenti del sistema sanitario potrebbero dunque ancora dover affrontare le loro forche caudine. E nel frattempo ci sono gli arresti a Pavia.

E i numeri di Bergamo: secondo i dati dell’università John Hopkins il 17 marzo 2020 sono morte 345 persone di Covid-19 e il 17 marzo 2021 sono state 431. E nel resto della regione non va meglio: con 63.197 tamponi effettuati, sono 5.641 i nuovi positivi in Lombardia con il tasso di positività in crescita all’8,9% (ieri 7.6%). Aumentano i ricoverati sia in terapia intensiva (+5, 786) sia negli altri reparti (+103, 6.744). E si consolida anche il triste record per i decessi: ieri sono stati 92 per un totale dall’inizio della pandemia di 29.551 morti.


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