Nicola Gratteri (al centro)
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CATANZARO – Centinaia di arresti, inchieste capaci di sfondare il muro dell’omertà fino a chiamare in causa, per la prima volta in maniera determinante, quei “colletti bianchi” che hanno da sempre condizionato le scelte politiche ed economiche della Calabria, fino a svelare quella connivenza politico – massone – ‘ndranghetista che era rimasta troppe volte sottaciuta. Il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, è al centro di questo “nuovo corso” della giustizia. Un progetto iniziato con il suo insediamento alla guida della Procura di Catanzaro, il 16 maggio 2016, e alimentato giorno per giorno come un fiume in piena.
Un lavoro che ha toccato diversi nervi scoperti e che registra reazioni contrastanti. Da un lato, infatti, c’è una sorta di “animale ferito” che scalcia davanti alle inchieste giudiziarie del procuratore che, proprio per il suo lavoro, è entrato nella cinquina del Win Win Gothenburg Sustainability Award, un “premio Nobel” della sostenibilità che viene conferito in Svezia. Un riconoscimento internazionale per l’impegno nella lotta alla ‘ndrangheta e alla corruzione.
Eppure, in questo contesto, gli attacchi nei confronti del magistrato più esposto d’Italia non mancano. L’ultima discussione animata è arrivata addirittura nella riunione del Comitato direttivo centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati. Il tema, come evidenziato dall’edizione online di Repubblica, doveva essere quello del sostegno ai magistrati antimafia, ma in poco tempo si è trasformato in un tentativo di critica allo stesso Gratteri. Ad alimentare la discussione sono state Area e Unicost, la prima è la corrente considerata più a sinistra, la seconda fa capo al gruppo dei moderati.
Il documento, alla fine, ha completamente diviso il Comitato direttivo, al punto da registrare diciotto voti a favore e diciotto contrari. Documento respinto e polemica aperta.
Il testo del documento Anm
Secondo quanto scritto da Repubblica, che riporta alcuni passaggi del documento anti Gratteri, i passaggi sono chiari: «È necessario che le parti e, in particolare, la pubblica accusa evitino esternazioni che possano turbare la serenità del giudizio o che, peggio, alludano a pregresse, quanto generiche, disfunzioni dell’attività giurisdizionale, specie quando l’esito delle iniziative procedimentali non coincida con le proprie aspettative». E ancora: «Il ruolo dell’ufficio di procura, non solo nella dinamica procedimentale ma, specialmente, nelle comunicazioni con i media, deve continuare a essere quello di primo garante dei principi costituzionali (e, in particolare, di quello di non colpevolezza) e della tutela del giudice indipendente, naturale conseguenza del pieno inserimento del pubblico ministero nel corpo della magistratura».
Ed ancora: «Tutti gli attori devono porre attenzione alle dinamiche processuali evitando di proiettare all’esterno, specie nelle comunicazioni con i media, il confronto che solo in quel luogo deve essere utilmente e correttamente svolto». Il nome di Gratteri non era mai direttamente espresso, ma i riferimenti era scontati.
Il precedente
A gennaio scorso, quindi appena due mesi fa, era stata Magistratura Democratica (LEGGI) a bocciare le parole del procuratore dopo l’operazione “Basso Profilo”: «Non crediamo che la comunicazione dei Procuratori della Repubblica – aveva affermato l’esecutivo di MD – possa spingersi fino al punto di lasciare intendere che essi siano gli unici depositari della verità, e di evocare l’immagine del giudice che si discosti dalle ipotesi accusatorie come nemico o colluso», In questo caso, a gettare acqua sul fuoco delle polemiche era stato anche il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia
Le ipotesi di “promozione”
Eppure, proprio in questi giorni, il nome del procuratore Gratteri è stato anche affiancato a due importanti ruoli: possibile nuovo procuratore di Milano oppure procuratore nazionale antimafia. In entrambi i casi, sarebbe una nomina di livello nazionale che, occorre dirlo, toglierebbe però allo stesso Gratteri la Procura di Catanzaro che il magistrato è riuscito a rifondare con il suo arrivo.
Un nuovo attentato
E che il periodo possa essere particolarmente complesso per il procuratore Gratteri, lo dimostrano anche le ultime intercettazioni, rese note meno di un mese fa. Nel corso dell’inchiesta “Kossa” sarebbe infatti emerso un progetto delle cosche cosentine di colpire il magistrato (LEGGI) che guida la Direzione distrettuale antimafia. Progetto mai andato in porto, ma che dimostra, qualora ve ne fosse bisogno, le “antipatie trasversali” del procuratore.
Intanto, in questo clima convulso e lacerato, Gratteri non si ferma e continua a portare a termine un infinito numero di arresti, come mai era accaduto in Calabria. Difendendo i suoi principi con caparbietà, tra i quali anche l’assoluta valenza del carcere duro del 41bis, e portando avanti il processo “Rinascita Scott” che rappresenta il più grande simbolo di questa lotta incessante alla ‘ndrangheta.
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