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REGGIO CALABRIA – Lo vogliono morto: «Se non la smetti ci sono pronti altri 200 chili». Il biglietto accompagna 50 grammi di esplosivo. Il pacco bomba ha un destinatario: il pm antimafia di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, che con le sue inchieste ha inferto colpi letali alla ‘ndrangheta militare. Ma è anche la toga, lucida di decoro e sacrificio, che ha iniziato ad aggredire quel terzo livello fatto di connivenze politiche e istituzionali, di lobby mafio-massoniche, di losche cointeressenze tra le alte sfere dalla mala in doppio petto ed i salotti del potere e dell’alta finanza. Il pacco bomba è stato intercettato al centro di smistamento postale della città dello Stretto. Gli impiegati hanno subito allertato la Squadra mobile, che ha avviato le indagini. Indagini difficili, perché in tanti, troppi, tra vecchi malacarne, nuovi padrini e insospettabili, vorrebbero togliere di mezzo quel pm scomodo. Non è la prima volta, già ottobre 2011, ad esempio: nei parcheggi del Cedir qualcuno lasciò una bomba e, sopra, una sua foto. A marzo 2011: al centro di smistamento postale di Lamezia Terme fu intercettato un altro plico, dentro un proiettile per kalashnikov. E ancora, maggio 2010: cadeaux della malavita organizzata un proiettile con un messaggio di morte. Infine, gennaio 2010, il mese della strategia della tensione contro le toghe reggine: un altro proiettile. Fu l’inizio di una caccia al pm che che non è ancora finita.
IL COMMENTO. «Chi non conosce la verità è uno sciocco ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente». Ha citato un aforisma del drammaturgo tedesco Bertold Brecht per descrivere il proprio stato d’animo dopo l’ennesima intimidazione il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo. Il magistrato non ha voluto aggiungere altro. Sulla scrivania del suo ufficio, al sesto piano del Centro direzionale dove ha sede la Dda, ci sono i fascicoli della decina di processi che sta conducendo: Meta, contro esponenti e gregari delle cosche De Stefano, Condello, Tegano, Libri, Imerti; Bellu lavuru sulla cosca Morabito di Africo; Archi astrea, sulla cosca Tegano e la vicenda della Multiservizi, la società mista del Comune di Reggio sciolta per infiltrazione mafiosa; Reggio nord sui fiancheggiatori del boss Domenico Condello, catturato dai carabinieri alcuni mesi fa dopo 20 anni di latitanza; Epilogo, sulla cosca Serraino ed i collegamenti con gli attentati agli uffici della Procura generale ed all’abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro; Aghatos, sulla cosca Tegano. Oltre a processi, Lombardo è titolare di inchieste sugli «affari» della ‘ndrangheta in Lombardia con migliaia di documenti, intercettazioni telefoniche, rapporti bancari, bilanci di società,testimonianze da verificare. Un lavoro condotto in solitudine da Lombardo, che, fino ad ora, non è stato affiancato da altri magistrati. Tale situazione ha infatti indotto, la settimana scorsa, i presidenti delle sezioni penali del Tribunale di Reggio Calabria a riunirsi per concordare con lo stesso Lombardo le date utili dei dibattimenti. Il 21 febbraio scorso, infatti, il pm, alla stessa ora, avrebbe dovuto presenziare a tre udienze diverse. «L’unica cosa che mi provoca amarezza – ha detto Lombardo – è dovere sacrificare ulteriormente i miei affetti privati, la mia famiglia. Per il resto, conosco i miei doveri e continuerò ad agire di conseguenza».
SULL’EDIZIONE CARTACEA ODIERNA DE IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA IL SERVIZIO COMPLETO A FIRMA DI GIUSEPPE BALDESSARRO SULLE NUOVE MINACCE AL PM LOMBARDO
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