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VALLEFIORITA (Catanzaro) – Si stanno concentrando sulle immagini delle telecamere di videosorveglianza e sulle possibili impronte digitali sul kalashnikov le indagini dei carabinieri sull’omicidio di Giuseppe Bruno, di 39 anni, e la moglie, Caterina Raimondi, di 29, assassinati all’esterno della loro abitazione a Vallefiorita. I carabinieri hanno sentito numerose persone per ricostruire gli spostamenti della coppia prima dell’omicidio e per verificare se Bruno, ritenuto l’obiettivo dell’agguato, recentemente aveva avuto contrasti con altre persone.
Intanto, per strada non c’è nessuno. Nonostante manchi poco meno a mezzogiorno i vicoli di Vallefiorita sembrano disabitati. Il giorno dopo il duplice omicidio l’unica cosa che incontri è un gregge di pecore che ti attraversa la strada. Se non fosse per quella lunga scia di auto parcheggiate sulla strada Provinciale 162/2 davanti all’abitazione Bruno nessuno si accorgerebbe che proprio lì si è consumata una fulminea azione di guerra con altrettanta pioggia di piombo. I corpi dei coniugi giacciono all’obitorio dell’istituto di Medicina legale dell’Università di Catanzaro in attesa di essere restituiti alla famiglia per la celebrazione dei funerali. Saranno gli esami autoptici ad aggiungere tasselli importanti alle indagini che intanto proseguono in ogni direzione. L’arma, il kalashnikov, abbandonato accanto ai cadaveri falciati – l’uomo è stato raggiunto al torace a all’addome, la donna alla testa – è all’esame del reparto investigazioni scientifiche dell’Arma a Messina. E sul fucile da guerra che si concentra l’attenzione degli investigatori. Su possibili impronte che di fatto potrebbero rappresentare la firma di chi ha sparato.
Due, forse in tre, gli autori dell’agguato anche se ornai è certo che la mano assassina stata una sola. Le due vittime erano uscite da casa e stavano per salire a bordo della loro automobile, una Toyota Rav4, quando il sicario ha sparato oltre trenta colpi. I coniugi, raggiunti in diverse parti del corpo, sono morti all’istante. A dare l’allarme un automobilista che ha notato i fari dell’automobile accesi, sia all’andata che al ritorno dal distributore di benzina. Poco dopo è stato dato l’allarme ai carabinieri che, giunti sul posto, hanno trovato una scena “raccapricciante”. Proprio per la quantità di colpi sparati Caterina Raimondi è stata sfigurata, tanto che gli investigatori, inizialmente, hanno avuto difficoltà per l’identificazione. Bruno, che era noto alle forze dell’ordine, era proprietario di un’agenzia di viaggi e gestiva un bar. Caterina Raimondi, invece, era titolare di un negozio per la vendita di detersivi.
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