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SIBARI – «La fascia jonica è tagliata fuori dal mondo. Abbiamo un rete di comunicazioni che fa acqua da tutte le parti e ogni investimento nelle tante risorse di cui disponiamo: agricoltura, ambiente, archeologia e cultura non può tramutarsi in arricchimento per le nostre comunità in quanto nessuno può raggiungerci. Abbiamo delle ferrovie che definirle da Far West è, senz’altro, un complimento. Tratte soppresse, treni obsoleti, stazioni chiuse o, peggio ancora, impresentabili».La manifestazione “Riprendiamoci il Treno e le Stazioni”, organizzata, a livello nazionale, dal Comitato Italiano Utenti Ferrovie Regionali e da alcune associazioni si è svolta anche in 22 stazioni calabresi tra cui quella di Sibari. «È accaduto di nuovo e accadrà ancora». Centinaia di cittadini, ieri mattina, hanno presidiato per quattro ore la stazione ferroviaria di Sibari per difendere «la dignità e il futuro di questo territorio». Una dignità violata dallo stato drammatico in cui versano le infrastrutture. “Riprendiamoci il Treno e le Stazioni”, un’iniziativa promossa in centinaia e centinaia di stazioni italiane per denunciare lo stato di degrado e di abbandono in cui versano le ferrovie in Italia e, soprattutto, per sensibilizzare l’opinione pubblica e per chiedere un recupero degli standard qualitativi per quanto riguardo i treni regionali.Il sit-in presso la stazione di Sibari, che ha visto la partecipazione di un centinaio di cittadini e di alcuni sindaci della fascia jonica cosentina (Gianni Papasso di Cassano, Roberto Rizzuto di Villapiana, Filippo Sero di Cariati e Leonardo Valente di Francavilla), è stato organizzato dal movimento rossanese “Terra e Popolo” e da numerose associazioni dell’intera fascia costiera. Un sit- in civile e pacifico quello andato in scena ieri presso la stazione ferroviaria di Sibari che ha proseguito la campagna di mobilitazione e sensibilizzazione per la mobilità pubblica sullo Ionio. «L’arroganza ormai conclamata delle aziende delle ferrovie (RFI e Trenitalia), le quali hanno letteralmente staccato la Sibaritide dal resto del continente, in complicità con la completa assenza dell’assessore regionale ai trasporti, hanno reso – hanno denunciato, nel corso del sit-in, gli organizzatori – la tratta ionica delle ferrovie un monumento all’arretratezza e all’abuso. In questo lembo di territorio è colpevolmente negato di fatto un diritto sancito dalla carta dei diritti dell’uomo e dai principi della comunità europea, il diritto alla mobilità».L’iniziativa di ieri segue quella del 15 settembre scorso quando i cittadini presidiarono, “pacificamente e civilmente” la stazione di Rossano, bloccando i treni, o meglio l’unico che passava, per manifestare il proprio dissenso nei confronti di un isolamento inaccettabile ed incivile in cui l’intera fascia ionica è stata relegata. Ieri è toccato alla stazione di Sibari.

SULL’EDIZIONE CARTACEA DE IL QUOTIDIANO I SERVIZI INTEGRALI SULLE MANIFESTAZIONI SVOLTE IN CALABRIA
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