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Il presidente del Consiglio Mario Draghi

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1) Il caos vaccini della Regione Lombardia: bisogna dare poteri speciali per la sanità al generale Figliuolo. 2) L’incapacità di fare buoni progetti delle amministrazioni meridionali: bisogna rafforzarle, ma nel frattempo poteri speciali alle strutture centrali. 3) La cantilena del talk italiano (è il migliore dei medici che abbiamo, ma che cosa vuole che faccia con una malattia così grave?) che rema allegramente contro perché non ha capito che Draghi è la carta estrema

AVVISO ai naviganti. Per affrontare il nuovo ’29 mondiale italiano il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dovuto mettere sul tavolo la carta estrema, che è Mario Draghi, l’ex Presidente della Bce, il cittadino europeo più conosciuto e stimato nel mondo. Si tratta di evitare il default sanitario, economico e sociale del Paese e di porre fine alla Rendita dell’Utopia.

Che vuol dire uscire da quel mondo assistito più o meno nascosto dove grillismo e paragrillismo si mescolano tra di loro e, a loro volta, molto pericolosamente si mescolano con inefficienze/clientele da “grasso” di spesa pubblica al Nord e inefficienze/clientele da contesto ambientale avvilito causa miopi restrizioni di spesa pubblica e ataviche, strutturali incapacità al Sud. La Nuova Ricostruzione passa dalla operazione verità su questi due snodi chiave e dalla qualificazione del dibattito pubblico che i problemi veri li ignora anche perché non li comprende e si occupa solo di dare spazio a questi ego ipertrofici che dispensano a gettone il loro nulla non avendo mai studiato nulla.

Punto primo. Il caso Regione Lombardia. È il problema nazionale numero uno. Perché emerge una strutturale incapacità amministrativa di fare fronte ai problemi sanitari pandemici. C’è assenza strutturale di managerialità e di organizzazione della sua super pagata burocrazia. Il portale Aria, Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti, domenica scorsa è andato in tilt. Cittadini lombardi di 80 e passa anni convocati a 30/40 chilometri di distanza da casa per sentirsi dire che c’è stato un errore, prenotazioni comunicate e annullate all’ultimo secondo, “buchi” che fanno garantire l’iniezione a chi non ne ha diritto. Hanno dovuto chiedere aiuto alle Poste che ha accettato di farlo gratuitamente e ha chiesto tre settimane per mettere su la nuova piattaforma.

Nel frattempo il portale lombardo continua a fare le bizze e ieri si è di nuovo inceppato. Gli appuntamenti tornano a saltare e la Regione a parlare di problemi di “agenda e di slot disponibili”. Sono saltate tre direzioni generali regionali e si è sempre in testa in tutte le classifiche di ciò che non va. Non abbiamo nessuna voglia di ricordare che questa Regione riceve circa 20 miliardi l’anno dal servizio sanitario nazionale e che può investire soldi pubblici per ogni cittadino pari al doppio di quelli che riceve un cittadino campano.

Con queste inefficienze potremo avere tutti i vaccini del mondo ma la Lombardia non ce la farà e, se non ce la fa la Lombardia, è a rischio la ripresa economica dell’intero Paese. Si pensi seriamente di attribuire al nuovo commissario per l’emergenza, il generale Figliuolo, poteri speciali per la sanità in Lombardia. Non ci sono alternative. Draghi, Speranza e Franco ci pensino seriamente se vogliono evitare di rispondere di colpe non loro.

Punto secondo. L’incapacità di fare buoni progetti di molte delle amministrazioni comunali e regionali del Mezzogiorno. Questo è il punto massimo della questione meridionale italiana e il punto massimo di ipocrisia di una classe di governo che se ne lava le mani. Sul Recovery Plan italiano i problemi sono ancora rilevanti, ne parliamo bene domani, ma c’è un punto strategico che non può essere ignorato. Bisogna rafforzare le pubbliche amministrazioni territoriali del Mezzogiorno con l’assunzione di figure tecniche qualificate. Nel frattempo, come per la sanità in Lombardia, se ne facciano carico le strutture centrali a loro volta rinforzate di nuove competenze.

Perché altrimenti la ministra Mara Carfagna potrà chiedere a ragione di più per le aree interne e una missione compiuta del Mezzogiorno, ma se Anci e Regioni continuano a portare progetti solo per le grandi città e se nella transizione ecologica come nel digitale e così via i progetti del Sud sono sempre inesistenti o carenti il rischio di vedere il solito poco o niente diventa reale. Su questo punto non si scherza più. L’alibi delle incapacità progettuali non regge perché essendo noto a tutti il problema va affrontato prima e non dopo. Così come i ministri si rendano conto che le riforme vanno fatte altrimenti i soldi nemmeno arrivano.

Punto terzo. C’è un luogo dove la lotta sotterranea a Draghi è in pieno svolgimento. Questo luogo sono i talk italiani. Che sono diventati da tempo i luoghi del grillismo e del paragrillismo dove il ragionamento è del tipo: è un genio ma che cosa vuole che faccia con così poco tempo, è il migliore dei medici che abbiamo ma che cosa vuole che faccia con una malattia così grave, e sotto sotto si vuol dire o si fa capire “meglio tornare al medico di prima”. Meglio per loro tornare al caos di prima perché loro di quel caos rissoso si nutrono in quanto copre tutte le ignoranze.

Le polpette avvelenate del contratto “sotto soglia” a McKinsey fanno parte di questo clima che appartiene a chi, non avendo la consapevolezza della gravità dei problemi perché non ha mai studiato, non ha ancora capito che Draghi non è un tentativo ma la carta estrema e, quindi, rema allegramente contro protetto dalla sua solida ignoranza. Continuano tutti a ballare sull’orlo del baratro, il solito Titanic Italia.


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