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Mario Draghi con alcuni componenti del Governo

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Un Paese che non ha fatto niente per vent’anni deve fare tutto in quattro mesi. Non è facile trovare 209 miliardi di progetti credibili e fattibili in un arco di tempo così ristretto. La grana vera sono i vaccini. Per l’emergenza sanitaria e per l’emergenza economica ci sono ritardi e eredità molto difficili da gestire per un governo italiano come quello attuale. Il pragmatismo in Italia e in Europa di Draghi va sostenuto senza divisioni per avere subito i primi risultati e cominciare a ristabilire la fiducia in un quadro pandemico di nuovo complicato. Se i partiti non escono dal teatrino immaturo della propaganda e si organizzano, guadagneranno tempo ma saranno travolti.

Un Paese che non ha fatto niente per vent’anni deve fare tutto in quattro mesi. Anche un bambino capisce che non è una cosa semplice. Il governo Draghi è alla ricerca di un equilibrio complicato tra politica e intervento tecnico per predisporre un piano italiano abbastanza solido che si attui nei tempi prestabiliti. Non è facile, anche qui, trovare 209 miliardi di progetti credibili e fattibili in un arco di tempo così ristretto.

Questo, però, Draghi e la sua squadra, guidata dal ministro dell’economia Franco, riusciranno a farlo. Ci sarà la grammatica degli interventi che servono, si mette insieme quello che già c’era, si aggiunge l’altro che manca e si accompagna il tutto con quelle riforme giuste che renderanno possibile nei tempi giusti l’attuazione degli interventi.

Vigileremo sulla coerenza meridionalista degli investimenti pubblici produttivi perché questa è la partita decisiva dell’Italia che passa, però, per un salto di qualità organizzativo delle amministrazioni meridionali. Chi ha orecchie per sentire, ascolti e si attrezzi.

Così come il gioco di squadra tra Franco e il Governatore Visco in sede di G20 ha già dato i suoi primi frutti: grazie al lavoro comune con il segretario del Tesoro statunitense, Janet Yellen, c’è un’inversione molto importante sul multilateralismo; un gruppo di studio qualificato sui temi della sostenibilità finanziaria e del cambiamento climatico, una copresidenza americana-cinese che avrà un appuntamento di verifica molto importante a Venezia a luglio.

Arriveremo ragionevolmente più in là a quella foto che entrerà nella storia con Mario Draghi al centro, Joe Biden e Xi Jinping ai suoi lati. Dietro quella foto ci saranno il nuovo multilateralismo e l’inizio di una nuova governance del mondo. Farà molto bene all’Italia avere guidato questo processo.

Qui la grana vera sono i vaccini. Per l’emergenza sanitaria in primis e per l’emergenza economica a essa strettamente collegata. Ci sono difficoltà per noi come per gli altri nel mondo, terribili per alcuni, meno terribili per altri. Fronteggiano tutti i Paesi, chi più chi meno, con tassi bassissimi e spendendo un sacco di soldi pubblici. Su entrambi i fronti, sanitario e economico, ci sono ritardi e eredità molto difficili per un governo italiano come quello Draghi.

Ci vuole un impegno enorme perché deve fare i conti, oltre a tutto, con una politica italiana che vuole guadagnare da qualunque evento, che non vuole vedere come fare perché le cose vadano meglio, che ha perso ogni legittimazione per questo atteggiamento ma non esce dal circuito perverso in cui si è infilata con le sue mani.

Ecco, l’azione complicata di recuperare la politica e di mettere a frutto le competenze strategicamente collocate dei Colao e degli altri, il riassetto funzionale dei ministeri che è in sé una rivoluzione, la carta europea di Draghi che proprio sui vaccini ha pesato e peserà ancora di più.

Si sta dando il tempo alla classe politica italiana di organizzarsi con visioni di giustizia sociale, di sviluppo e di capacità esecutiva.

Si sta dando il tempo alla classe politica per uscire con convinzione dal teatrino immaturo della propaganda, ma signori dei partiti organizzatevi perché se non lo fate avrete guadagnato tempo ma sarete travolti. Finito il tempo delle attese messianiche e della demagogia, scoprirete anche voi che ha vinto il virus e che voi non esistete più.

Per questo, vi dico, aiutate Draghi in modo serio a fare bene e di più su vaccini e scuola, smettetela di farvi del male e lavorate in silenzio per fare ora le cose. Il pragmatismo in Italia e in Europa di Draghi va sostenuto adesso senza divisioni per avere subito i primi risultati e cominciare a ristabilire la fiducia in un quadro pandemico di nuovo complicato. Se fallisce la carta estrema, che è Draghi, non c’è più l’Italia. La morte dei partiti sarà poco più di un effetto collaterale.


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Simone Saverio Puccio

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