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Tempa rossa - immagine di repertorio

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POTENZA – La Corte d’appello di Salerno ha assolto gli ex vertici di Total in Basilicata, Roberto Francini e Roberto Pasi, più un consulente della compagnia petrolifera, Roberto Giliberti, e l’ex responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Corleto Perticara, Michele Schiavello, dall’accusa di concussione sugli espropri necessari alla realizzazione del Centro olio Tempa Rossa.

Il verdetto della Corte presieduta da Donatella Mancini (giudici a latere Sergio De Luca e Pietro Giocoli) è arrivato ieri in serata al termine del processo bis sull’ultima accusa rimasta in piedi per le vicende portate a giudizio dal dal pm Henry John Woodcock (poi trasferitosi a Napoli), che tra il 2005 e il 2007 prese di mira la gestione del programma di estrazioni di petrolio e gas nella Valle del Sauro.

I giudici hanno accolto le richieste di assoluzione avanzate dalle difese degli imputati così come dalla procura generale di Salerno, nonostante l’insistenza della parte civile, Antonio De Lorenzo, un proprietario terriero di Corleto che 14 anni fa si era opposto all’offerta della compagnia petrolifera per l’acquisto dei suoi terreni.

Il caso, infatti, era tornato a giudizio proprio a seguito del ricorso presentato da quest’ultimo in Cassazione contro una precedente assoluzione decisa, nel 2018, dalla Corte d’appello di Potenza. Mentre in primo grado, nel 2016, erano arrivate le condanne a 7 anni di reclusione per Francini e Pasi, e a 5 anni per Giliberti e Schiavello.

L’avvocato di quest’ultimo, Franco Trivigno, ha commentato il verdetto ricordando le misure cautelari a cui sono stati sottoposti all’epoca gli imputati.
«Finalmente è stata fatta chiarezza su una situazione che ha comportato gravi danni al mio assistito, che a causa della pendenza è stato costretto a rinunciare a molte offerte lavorative».

«Nessuna azione è stata posta dall’architetto Schiavello contro il signor De Lorenzo. Anzi Schiavello ha sempre cercato di aiutarlo». Ha aggiunto il legale, che si è detto fiducioso del fatto che la procura generale, avendo chiesto a sua volta l’assoluzione degli imputati, non proporrà ricorso in Cassazione contro la decisione. Fino al decorso dei termini per l’impugnazione, ad ogni modo, il processo resterà ancora formalmente aperto.

L’accusa nei confronti degli ex referenti locali di Total, più Schiavello e Giliberti ruota attorno al presunta volontà di costringere i proprietari di alcuni dei terreni presi di mira dalla compagnia ad accettare una somma di poco superiore a 6 euro al metro quadro, che gli investigatori hanno considerato eccessivamente bassa. Con la minaccia che in caso contrario sarebbe scattata una indennità di esproprio di appena 2 euro e 50 che sarebbe stata concordata tra i manager Total e il dirigente comunale.

Per i giudici della Corte d’appello di Potenza, tuttavia, una sequenza di intercettazioni deporrebbe in senso contrario alla «sussistenza di un accordo fra i rappresentanti della Total e Schiavello nei termini descritti nella imputazione, rilevando che i primi esprimono insofferenza per l’inerzia dell’architetto Schiavello e del Comune».

L’esplosione dell’inchiesta soprannominata “Totalgate”, nel 2009 portò alla sospensione dei lavori per la realizzazione del Centro olio Tempa Rossa e l’avvio della sua produzione avvenuto soltanto 10 anni dopo.

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