Leonardo Sinisgalli
3 minuti per la letturaPOTENZA – L’intenzione di portare in Tribunale l’erede di Leonardo Sinisgalli c’è tutta. Ma non si parli di «guerra» perché la fondazione omonima starebbe solo difendendo il suo onore da «un’azione denigratoria e diffamatoria», dopo aver riconosciuto, proprio all’erede, «23mila euro» di diritti d’autore per la ripubblicazione delle opere del poeta ingegnere di Montemurro.
E’ quanto chiede l’istituto culturale presieduto, dalla scorsa estate, dal giornalista Domenico Sammartino.
La Fondazione è voluta tornare in questo modo sul clamoroso strappo consumatosi nei giorni scorsi con Ana Maria Lutescu, destinataria dei lasciti terreni del poeta lucano attraverso il compagno, Rodolfo Borra, fratello di quel Filippo Borra che venne adottato da Sinisgalli, e morì senza discendenti nel 2000.
In una nota indirizzata al Quotidiano, che si era occupato del caso nell’edizione di ieri in un articolo intitolato «Sinisgalli, guerra sui diritti d’autore: l’erede del poeta ingegnere lucano lascia, sbattendo la porta, la fondazione», l’ente ha voluto precisare che Lutescu, «non ha mai fatto parte della Fondazione». Quindi lo “strappo” andrebbe limitato, come peraltro già evidenziato all’interno dell’articolo in questione, alla «collaborazione» tra l’istituto e la donna, che in quanto titolare dei diritti d’autore sulle opere del poeta ha anche il diritto a governarne lo sfruttamento come meglio crede.
L’ente culturale, che gestisce anche la casa-museo di Sinisgalli a Montemurro ribattezzata “Casa delle Muse”, ha rispedito al mittente le accuse lanciate sui social da Lutescu, in alcuni messaggi in cui parla di «pubblicazioni abusive dell’opera di Leonardo fatte dalla fondazione».
Rispetto, in particolare, al volume “Tra ghiande e coccole, omaggio a più voci per Leonardo Sinisgalli”, l’istituto ha sottolineato che non si tratterebbe «della riproduzione di opere del poeta-ingegnere», morto nel 1981, ma soltanto di «un saggio su Sinisgalli a firma dei professori Silvio Ramat (Università di Padova), Clelia Martignoni (Università di Pavia), Luca Stefanelli (Università di Pavia), pubblicato da Osanna edizioni nell’anno 2016». Di qui i dubbi sulla genesi di «tale infondata pretesa (…) a cinque anni dall’uscita in libreria».
Quanto alle opere di Sinisgalli in senso proprio, invece, la Fondazione ha ricordato che di recente «dopo quarant’anni anni di impedimenti che hanno condannato una così eminente figura della cultura italiana all’assenza dalle librerie, l’erede ha autorizzato la ristampa ricevendo complessivamente a compensazione 23 mila euro». Così sono tornati in libreria: Furor Mathematicus, I racconti, e Tutte le poesie, «pubblicati dall’editore Mondadori a ottobre 2019, gennaio 2020 e marzo 2020».
«Rientrano nel calcolo del ristoro – ha aggiunto la Fondazione – anche i diritti futuri per il testo sinisgalliano Calcoli e fandonie e gli articoli a firma di Sinisgalli».
L’istituto, fondato nel 2008 da Regione Basilicata, Provincia di Potenza, Comune di Montemurro e Fondazione Banco di Napoli, si chiama fuori, poi, rispetto all’altro motivo ricorrente nelle doglianze di Lutescu, vale a dire il mancato acquisto della casa natia di Sinisgalli, di fronte alla “Casa delle muse”.
«Si tratta di una vicenda affrontata dall’amministrazione comunale interessata nel lontano 2008». E’ scritto ancora nella nota inviata al Quotidiano ieri. «Vicenda di tredici anni fa, dunque, e rispetto alla quale la Fondazione è del tutto estranea».
«Il quarantennale della morte del poeta ingegnere – prosegue ancora l’ente culturale – avrebbe meritato qualche riflessione, qualche atto di generosità e sobrietà e un briciolo di rispetto in più da parte di tutti».
«Mentre si raccolgono attestazioni, riconoscimenti e attenzioni da tutta Italia e oltre, per l’eminente figura in questione e anche per le iniziative celebrative che la Fondazione ha promosso in onore di Sinisgalli – conclude la nota -, vediamo sporcare questo slancio con l’ennesimo uso improprio dei social media che, nel moltiplicare inspiegabili parole di offesa e di rancore, non rendono un buon servizio alla nobiltà della causa e ottengono come unico effetto quello di fare da megafono alla diminuzione dei livelli di informazione e conoscenza».
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