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CATANZARO – Domenica e lunedì Catanzaro torna alle urne in otto sezioni come stabilito il 22 novembre scorso dal Tar della Calabria che ha annullato il voto del maggio scorso. Ma nel capoluogo le polemiche non mancano. E fa discutere la nuova inchiesta della Procura di Catanzaro che ha portato alla notifica di cinque richieste di proroga delle indagini preliminari. Tre candidati alla carica di consiglieri comunali, un dirigente regionale e un carabiniere: tutti indagati per il reato di corruzione al fine di commettere un atto contrario ai doveri d’ufficio. Sono rimasti coinvolti nell’inchiesta i candidati al Consiglio comunale in quota Pdl Sergio Costanzo e Antonio Corsi (conosciuto come Jonny) e il candidato del Psi Roberto Guerriero. C’è il nome della dirigente regionale Ersilia Amatruda e del carabiniere Antonello Formica. I fatti che sono oggetto dell’inchiesta, secondo quanto ricostruito fino a questo momento, si sarebbero verificati nel capoluogo di regione nel 2011. Ma la richiesta di proroga delle indagini preliminari avanzata dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Pierpaolo Bruni sarebbe solo uno stralcio di un’inchiesta molto più ampia che punterebbe ad accertare la spartizione degli appalti pubblici in Calabria. Il tutto secondo determinate regole, secondo le ipotesi, che sarebbero state decise nel corso di riunioni che si sarebbero svolte in un paesino della provincia di Catanzaro e che avrebbe visto il coinvolgimento di politici e imprenditori.
La nuova inchiesta ha causato diverse reazioni. Ad iniziare dalle due persone raggiunte dall’avviso Antonio Corsi e Sergio Costanzo che in una nota congiunta spiegano: «Conosciamo i meccanismi del giornalismo e capiamo che scrivere di consiglieri comunali indagati a tre giorni delle elezioni procura quello che in gergo si chiama scoop. Meno chiari abbiamo i meccanismi della giustizia che coinvolge persone totalmente estranee in vicende di cui non si conosce la genesi né tanto meno l’evoluzione». Corsi e Costanzo respingono le accuse e chiariscono la volontà «di parlare con i magistrati e chiarire la nostra posizione di totale estraneità ai fatti. Estraneità che deriva non solo dalla non conoscenza dei protagonisti della vicenda, ma anche dal fatto di non aver ricevuto nessun atto ufficiale da parte degli inquirenti. Non possiamo fare altro che metterci a disposizione della giustizia qualora si ritenga opportuno e necessario che sui fatti contestati si voglia offrire un quadro corretto e veritiero della realtà».
La richiesta di essere ascoltata subito viene ribadita anche dalla dirigente della Regione Calabria Ersilia Amatruda che attraverso il suo legale, l’avvocato Giancarlo Pittelli afferma che «chiederà alla Procura Antimafia d’essere ascoltata al fine di chiarire subito e definitivamente quello che non esita a definire un macroscopico equivoco”. La dirigente Amatruda “ha appreso – prosegue la nota a firma dell’avvocato Pittelli – d’essere sottoposta ad indagini penali in relazione a fatti di corruzione in concorso con altre persone. Di tali presunti correi non ne conosce neppure uno, dunque, non ha mai intrattenuto con alcuno di loro rapporti di qualunque genere».
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