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REGGIO CALABRIA – Non ha opposto resistenza Antonio Caia quando i carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria e quelli del reparto Cacciatori hanno fatto irruzione nell’abitazione di Corigliano presa in affitto da un presunto fiancheggiatore, Gennaro Lo Canto, di 38 anni, che è stato fermato. All’interno dell’appartamento, che il latitante condivideva con la moglie, Concetta Gioffrè, i militari hanno trovato e sequestrato armi (un kalasnhikov e una pistola), circa due chili di sostanza stupefacente tra cocaina ed eroina e denaro contante per alcune migliaia di euro. Nel corso di una conferenza stampa a Reggio Calabria, presente il procuratore aggiunto della Dda Michele Prestipino, il comandante provinciale dei carabinieri colonnello Lorenzo Falseri, ha ricordato i precedenti dell’arrestato, definito “elemento di primo piano della ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro», che aveva già scontato negli anni novanta 14 anni di reclusione per associazione mafiosa e traffico di sostanze stupefacenti. «Nel 2007 – ha proseguito Falseri – Antonio Caia era tornato a Seminara riaggregando il proprio nucleo malavitoso originario con il gruppo Santaiti ed aprendo uno scontro sanguinoso con gli avversari, i Gioffrè detti «ndoli». In quel periodo Caia fu gravemente ferito in un agguato. Temendo di essere ucciso venne dimesso su sua richiesta dall’ospedale e allontanato da Seminara con la «protezione» del gruppo rom degli Abruzzese, molto attivo a Corigliano Calabro, all’interno di un suv blindato, con lo stesso Caia munito di corpetto antiproiettile. L’uomo era ricercato perchè aveva ricevuto una condanna a 12 anni di reclusione per estorsione e associazione mafiosa a seguito dell’operazione Artemisia.
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